Recensione: En las estrellas
- Zoe Berriatúa mantiene un approccio provocatorio per il suo nuovo film, una favola affascinante e fuori dagli schemi che trasuda il suo amore spassionato per il cinema
Tre anni fa Zoe Berriatúa, che fu prima attore e poi regista di cortometraggi e fumettista, debuttò con il film Los héroes del mal [+leggi anche:
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scheda film] il quale venne percepito da molti spettatori come un pugno allo stomaco per la violenza contenuta e il ritratto raccapricciante della gioventù che dipingeva. Ora, con il suo secondo film En las estrellas [+leggi anche:
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scheda film], per quegli stessi spettatori le emozioni scaturite saranno opposte – un finale dolce, fantasioso e fermamente cinefilo – stupore, sorpresa e perplessità… In ogni caso, per coloro che guarderanno il film con occhi disincantati, inesperti e senza pregiudizi sentiranno un senso di incanto, meraviglia e ammirazione.
Il cast include Luis Callejo, Macarena Gómez e il giovane Jorge Andreu, affiancato da Kiti Mánver, José Luis García Pérez, Ingrid García Jonsson e Magüi Mira. En las estrellasoscilla tra realtà e immaginazione mentre racconta l’intricata trasformazione di un padre e un figlio, i quali in alcuni punti si scambiano i ruoli. Víctor, un vedovo visionario barbuto e trasandato, non riesce a smettere di produrre film né resiste alla tentazione di guardarli (forse un po’ troppi) vivendo sempre attraverso l’obiettivo una realtà alienata, propria dei film: “La cosa più importante nella vita sono i film!” afferma inequivocabilmente. Suo figlio Ingmar di nove anni (sì avete letto bene, è stato chiamato proprio come l’indimenticabile maestro svedese) gli rimarrà a fianco mentre cerca di essere un buon genitore cercando insistentemente di trasmettere la sua unica passione al figlio. Alla fine, forse, è il modo migliore per affrontare una triste e dura realtà.
Per consentire allo spettatore di immedesimarsi in questo universo magico e sconfinato – creato dal regista più scarso del mondo, ma la cui devozione alla causa cinefila non vacilla mai – Berriatúa crea mondi fantastici che vengono descritti da questo disastro di padre al proprio figlio. Di conseguenza l’animazione in stop-motion va a braccetto con la controparte digitale al fine di dar vita a En las estrellas, che è un film di fantascienza dentro il film, ove fantasia e immaginazione non conoscono limiti.
Pieno zeppo di riferimenti a film classici e moderni (spaziando da Chaplin, Fritz Lang e DW Griffith fino a Hitchcock, Fellini e Coppola), puntando sempre il mirino sul ceco Karel Zeman e con un sincero tributo a Viaggio nella Luna di George Méliès, il filmnon si conforma a nessun genere specifico né tantomeno coinvolge un’audience particolare. Tenta essenzialmente di essere un buon manifesto d’amore di un regista per il cinema (figlio di un altrettanto inclassificabile regista: Luciano Berriatúa); regista che ha osato – con il supporto di un coraggioso trio di produttori (buon per voi, Álex de la Iglesia, Carolina Bang e Kiko Martínez!) – convertire la sua realtà immacolata in immagini senza dover assecondare i botteghini, la moda o le convenzioni. Il risultato è il film spagnolo più “alieno” dell’anno, ma allo stesso tempo uno fra i più comici, creativi, non-convenzionali e accattivanti… Accattivante almeno per coloro che amano il cinema tanto quanto Berriatúa.
Il film, scritto e diretto da Berriatúa, è stato prodotto da Pokeepsie Films SL, Nadie es Perfecto PCSL, La Bestia Produce SLU e Las Estrellas la Película AIE, con la partecipazione di RTVE, Movistar Plus+ e Vodafone e il sostegno di ICAA. La distribuzione spagnola è gestita da Vercine, mentre le vendite internazionali sono guidate da Film Factory Entertainment.
(Tradotto da Laura Comand)
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