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TORONTO 2018 Platform

Recensione: Cities of Last Things

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- TORONTO 2018: Il regista malese Wi Ding Ho compete nella sezione Platform con un eccellente rompicapo temporale su tre eventi traumatici vissuti da un agente di polizia

Recensione: Cities of Last Things
Jack Kao in Cities of Last Things

La competizione Platform del Festival di Toronto ha ospitato l'anteprima mondiale della prima coproduzione francese del regista malese residente a Taipei Wi Ding Ho. Dopo aver presentato il suo primo lungometraggio Pinoy Sunday al festival canadese, il regista torna nove anni dopo con un eccezionale film a episodi sulla miseria di un moderno antieroe, narrata in ordine cronologico inverso. Cities of Last Things [+leggi anche:
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è un'odissea straziante a causa delle tre situazioni traumatiche sofferte da Lao Zhang nel corso della sua vita. Ciascuno degli incidenti si svolge dalla notte al mattino, nella stessa stazione di polizia di una città senza nome.

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Il quinto film di Wi Ding Ho inizia da qualche parte a Taiwan o nella Cina continentale del futuro, che risulterà visivamente indimenticabile grazie al prodigioso lavoro del suo direttore della fotografia Jean-Louis Vialard (Tropical Malady). Nel primo episodio, Vialard e Wi Ding Ho ricreano una distopia futuristica in 35mm mediante scenari urbani ipertecnologici che, come in Blade Runner, sono coperti da una notte eterna, illuminata da inesauribili e tremolanti luci al neon. Il nostro Rick Deckard è, qui, Lao Zhang: un ex poliziotto, interpretato in questo capitolo da Jack Kao (Millennium Mambo), che perderà la testa credendo di riconoscere il suo amore di gioventù in un bordello.

La prima parte della storia narra la spirale di violenza e autodistruzione che scatena la ricomparsa di quel fantasma nella vita dell'agente in pensione. Tuttavia, il mistero sull'identità di quella donna francese non sarà rivelato fino al secondo capitolo. Dall’inferno futurista di questo primo atto, in cui il suicidio è considerato il peggiore dei crimini e l’ossessione per la sicurezza consente al governo cinese di memorizzare tutte le immagini che la gente vede con i propri occhi, passiamo al tempo presente.

Il secondo capitolo ha per protagonista un Lao Zhang ventenne, interpretato da Hong-Chi Lee (Long Day’s Journey Into Night [+leggi anche:
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). Il ventenne è diventato un bravo poliziotto dopo aver superato un tragico incidente che collega sua madre a questo commissariato, e che Wi Ding Ho non rivelerà fino al terzo episodio. Così, in una delle sue regolari retate, Lao Zhang arresta una cleptomane francese, interpretata da Louise Grinberg (La Prière [+leggi anche:
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intervista: Cédric Kahn
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), di cui l'agente si innamorerà più tardi.

Cities of Last Things è un ingegnoso rompicapo sul fuori campo, che ci invita a risolvere un enigma temporale per comprenderne l'argomento. Inoltre, in ogni capitolo, il regista elabora un sorprendente incrocio di generi, dove coincidono amori impossibili nello stile di Wong Kar-wai con la fantascienza, il noir e l’azione dello Jia Zhangke di A Touch of Sin, o dell’ugualmente tripartito Ash Is Purest White [+leggi anche:
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Cities of Last Things è stato co-prodotto dalla società taiwanese Changhe Films, dalla cinese Hymn Pictures Co. Ltd, dall'americana Ivanhoe Pictures e dalla francese Rumble Fish Productions. Wild Bunch è responsabile delle vendite internazionali.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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