Recensione: Les Drapeaux de papier
- A 19 anni, Nathan Ambrosioni realizza un primo lungometraggio di sorprendente maturità con Guillaume Gouix, ex galeotto, in cerca di reinserimento e di legame fraterno
In un’epoca in cui i debutti nel lungometraggio sono spesso preceduti da copiosi studi cinematografici (se possibile nelle scuole più prestigiose come La Fémis che completano a volte altri corsi precedenti), l'irruzione di un fenomeno di precocità totalmente autodidatta come Nathan Ambrosioni è particolarmente sorprendente. Il regista aveva in effetti solo 18 anni (ora ne ha 19) quando ha girato Les Drapeaux de papier [+leggi anche:
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scheda film], il suo primo lungometraggio "ufficiale" (aveva già diretto due film "fatti in casa"), presentato in anteprima francese nella sezione Perspectives del 9° Festival Internazionale del Cinema di La Roche-sur-Yon. Ma l'argomento dell'estrema giovinezza, per quanto seducente, non sarebbe sufficiente se il regista non mostrasse soprattutto un controllo narrativo molto forte ripercorrendo l'incerta riunione di un fratello e una sorella attorno alle difficoltà di reinserimento dopo un lungo periodo di detenzione.
"Hai che cosa? 23 anni? Mi hai dimenticato, eh? (...) Non mi riconosci? Come cambiano le persone (...) Perché non sei più venuta a trovarmi?". Quando Vincent (Guillaume Gouix), 30 anni, spunta con la testa rasata davanti alla porta di sua sorella Charlie (Noémie Merlant), dopo 12 anni di carcere, la donna lo abbraccia rigidamente, schiva le sue domande e gli propone tuttavia di ospitarlo, consapevole di essere la sua unica risorsa ("Ho provato a chiamare papà. Ha risposto, ha sentito la mia voce e ha riattaccato; da quel momento squilla a vuoto"). Ma lei dorme vicino a una mina vagante, e sebbene voglia aiutarlo, non intende mantenere suo fratello ("devi trovarti un lavoro se vuoi restare, non ho i mezzi per entrambi"). Va detto che Charlie vive miseramente, a pochi chilometri da Aix-en-Provence, con un lavoro da cassiera mentre sogna di diventare una grafica ("guadagno una miseria, ogni mese è difficile mettere benzina, comprare vestiti, mettere da parte qualcosa per godermi una giornata libera"). La sorella e il fratello impareranno dunque a conoscersi e a vivere insieme mentre Vincent, ossessionato dalla sua permanenza in carcere e completamente privo di capacità professionali, cerca un lavoro tentando di placare l'enorme tensione che lo abita, il che è tutt'altro che facile ed è ciò che minerà la nascente complicità con sua sorella...
Sviluppando questa storia molto semplice di cui ha scritto la sceneggiatura ispirandosi a un fatto di cronaca, Nathan Ambrosioni riesce a trattare con molta sensibilità il tema del reinserimento dei carcerati nella vita civile ("pensi che in prigione mi insegnassero come fare per sembrare una persona normale, una persona sana di mente?") e descrive con precisione il disagio, anche la paura che questi infondono negli altri, e il profondo disordine contro cui combattono. Drapeaux de papier fa inoltre un ritratto dell’apertura e dei limiti dell’affetto e della solidarietà familiari, e gioca intelligentemente con la suspense della violenza esplosiva che si intuisce in Vincent (un perfetto Guillaume Gouix). Gesti, volti, mani nella luce, ombre sui muri, piccoli oggetti simbolici: il regista (che ha anche montato il film) ha un innato senso dell'immagine che gli permette di masticare con relativa dolcezza un materiale umano molto ruvido e di firmare un’opera prima di un realismo promettente e una maturità sorprendente per un cineasta così giovane.
Prodotto da Sensito Films, Les Drapeaux de papier sarà distribuito in Francia da Rezo Films ed è alla ricerca di un venditore internazionale.
(Tradotto dal francese)
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