Recensione: Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi)
- Tom Edmunds debutta nel lungometraggio con un’esilarante dark comedy su un giovane uomo che non riesce a togliersi la vita e assolda un killer professionista per farlo al posto suo

Un’ondata di dark humour ha travolto la settima giornata della Festa del Cinema di Roma con Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) [+leggi anche:
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scheda film], brillante esordio nel lungometraggio del regista inglese Tom Edmunds (già autore dell’apprezzato corto Is This a Joke?) che ha fatto ridere di gusto sia i giornalisti presenti alla proiezione mattutina del film (selezionato nella finestra Tutti ne parlano) sia il pubblico in sala la sera. Commedia nera su un giovane uomo che non riesce a togliersi la vita e assolda un killer professionista per farlo al posto suo, il film schiera un cast all british di prima scelta, situazioni paradossali e battute squisite nei suoi 86 minuti di durata, in cui nulla è di troppo.
William (il gallese Aneurin Barnard, visto in Dunkirk [+leggi anche:
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scheda film]) è un giovane scrittore, esistenzialista e depresso, che non riesce a far pubblicare il suo libro e pensa che la sua vita non abbia senso. Lo conosciamo nella primissima scena, mentre si appresta a buttarsi da un ponte, per porre fine alle sue pene. Ma non è da solo su quel ponte: presto gli si avvicina un uomo misterioso che gli chiede perché ha scelto proprio quel sistema lì per uccidersi, se può rimanere a guardare, e che gli lascia un biglietto da visita, in caso avesse bisogno, con su scritto: “Leslie O’Neil - Assassino”. E’ chiaro fin da subito che quello che andremo a vedere sarà un film molto originale.
Il ragazzo ha già tentato il suicidio sette volte, ma per i più svariati (e ridicoli) motivi non ci è mai riuscito. Decide così di ricorrere ai servizi di Leslie (un irresistibile Tom Wilkinson, due nomination all’Oscar per In the Bedroom e Michael Clayton), un killer professionista che uccide solo chi glielo chiede, praticamente una clinica dell’eutanasia vivente (“ti risparmio il viaggio in Svizzera”, dice a William mentre gli mostra una brochure dove sono illustrati tutti i modi in cui si può essere ammazzati, con relativi prezzi), e regolarmente iscritto all’Associazione britannica degli assassini. I due stipulano un contratto: Leslie si impegna a far fuori William entro una settimana, soddisfatti o rimborsati. Nel frattempo, il ragazzo cambia idea, ma il contratto non è rescindibile, e Leslie deve assolutamente portare a termine questa missione se vuole mantenere il suo lavoro (“uccidere le persone mi dà una ragione per vivere”, dice al suo capo Harvey – Christopher Eccleston – che lo vuole mandare in pensione).
Seguirà una caccia all’uomo piena di risvolti grotteschi e incidenti di percorso, dove il contrasto tra le esitazioni dell’aspirante suicida (che nel frattempo si innamora della bella editor Ellie, incarnata dall’attrice scozzese Freya Mavor, anche lei tendente all’autolesionismo) e il pragmatismo del consumato killer generano le situazioni più divertenti, così come le interazioni tra il maturo Leslie e sua moglie Penny (la splendida Marion Bailey) fra le mura di casa, dove il sicario cambia faccia, dismette la pistola e coccola i suoi pappagallini, mostrando una spassosa dicotomia tra vita personale e professionale. Una commedia sul suicidio che celebra la vita, ma non in modo scontato, anzi: l’epilogo è tutt’altro che consolatorio, per fortuna. Sarebbe stato un peccato chiudere un film del genere in modo non altrettanto singolare.
Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) è una produzione Guild of Assassins e Rather Good Films. Altitude Film Sales si occupa delle vendite mondiali. In Italia, il film uscirà nelle sale il 22 novembre con Eagle Pictures.
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