email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BLACK NIGHTS 2018 Concorso opere prime

Recensione: As I Fall

di 

- Il primo lungometraggio del norvegese Magnus Meyer Arnesen è una variazione del tutto inedita sul tema della famiglia

Recensione: As I Fall
Preben Hodneland in As I Fall

Già presentato al mercato di coproduzione Baltic Event di Tallinn nel 2016, As I Fall [+leggi anche:
trailer
intervista: Magnus Meyer Arnesen
scheda film
]
è proiettato nel Concorso opere prime del Black Nights Film Festival di Tallinn, e meritatamente, poiché anche se la storia può sembrare familiare, il regista norvegese Magnus Meyer Arnesen riesce a evitare il solito sentimentalismo tipo Man and Boy. Si concentra invece su un tossicodipendente in difficoltà, Joachim (Preben Hodneland), che è improvvisamente costretto a prendersi cura di un figlio di cui non si è mai veramente occupato dopo che sua madre è stata arrestata per aver tenuto in casa una significativa (anche se apparentemente non sua) quantità di roba. Mentre ad Arnesen piacciono certamente le persone che mostra qui e a volte si concede anche di essere tenero con loro (una bella sfida per qualsiasi regista scandinavo), non ha remore a mostrare i loro molti difetti. Mentre lascia tutti gli orpelli di un lieto fine comprensibilmente fuori dalla loro portata, lascia ai personaggi solo la speranza sufficiente per andare avanti.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Ispirato alle sue esperienze personali, As I Fall parla tanto della paternità inaspettata quanto della dipendenza, ma senza il brio visivo di Trainspotting. "Non hanno iniziato a usare droghe per alcuna ragione che possano ricordare. Sono solo andati alla deriva fino a quando non sono rimasti agganciati", spiegava William S Burroughs in uno dei suoi romanzi, ed è esattamente come ci si sente anche qui. Dopo anni di privazioni, per il ventenne Joachim sballarsi diventa quasi solo un'altra delle faccende quotidiane, fastidiose e non particolarmente glamour, che ruotano attorno agli incontri di un minuto con gli spacciatori, ormai coreografati alla perfezione, e "disperate soste in bagno", tutte filmate in austeri e impietosi grigi dal direttore della fotografia Ivan Taim. Ma proprio come qualsiasi altro compito a cui si è abituati, si rivela sempre più difficile liberarsene.

La cosa più interessante è che Arnesen abbandona immediatamente la solita equazione "donna responsabile, uomo immaturo", poiché entrambi i genitori del ragazzo sono ugualmente perduti ma perfettamente normali, con quasi nessuno a cui rivolgersi se non l'un l'altro. Questo rende la trasformazione di Joachim molto più lenta e dolorosa, e ogni piccolo successo, come quello di portare finalmente a scuola il figlio in orario, sembra davvero enorme. "Potrebbe essere proprio ciò di cui ho bisogno", dice a un certo punto, trattando il suo ragazzo quasi come se fosse l'ultima sessione di riabilitazione che potrebbe potenzialmente guarirlo. Hodneland cattura perfettamente questo disperato egoismo, tenendo a bada tutte le tribolazioni interiori, salvo qualche scoppio che colpisce ancora più forte. È una vita di equilibrio faticosamente costruito, un gioco costante di Jenga, se vogliamo, in cui basta un commento o un cenno di dubbio, e tutto crolla. Alla fine, l'unica cosa che resta da fare è ammettere i propri errori.

As I Fall, che Magnus Meyer Arnesen ha co-sceneggiato con Kristian Landmark, è una produzione norvegese di Gyda Velvin Myklebust e Magnus Kristiansen, per DNF Productions AS. Il film è distribuito da SF Studios.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy