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SOLETTA 2019

Recensione: My Little One

di 

- L’ultimo lavoro del duo di registi Frédéric Choffat e Julie Gilbert, un huis-clos desertico impregnato di libertà, è stato accolto con entusiasmo dal pubblico delle Giornate di Soletta

Recensione: My Little One
Ruby Matenko, Mathieu Demy, Vincent Bonillo e Anna Mouglalis in My Little One

Frédéric Choffat e Julie Gilbert, riconosciuti internazionalmente grazie al loro primo lungometraggio Mangrove [+leggi anche:
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(2011), in competizione al Festival del film Locarno, si riuniscono nuovamente per presentare alle Giornate di Soletta (in competizione per il Premio del pubblico) la loro ultima fatica My Little One [+leggi anche:
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, un huis-clos desertico impregnato di libertà.

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My Little One è un viaggio senza ritorno nel cuore del deserto d’Arizona, un ritratto al contempo crudele e delicato di un trio di ex amanti alla ricerca del senso della vita.

Due uomini di una quarantina d’anni: Alex (Vincent Bonillo) e Bernardo (Mathieu Demy) decidono di lasciare momentaneamente l’Europa per raggiungere Jade, un’amica, amante, compagna di avventure. Entrambi hanno amato Jade alla follia, forse bruciandosi le ali per sempre. Jade è partita ma la sua presenza non li ha mai abbandonati. I due amici che nel frattempo hanno prese strade separate: Alex si è rifugiato a Parigi mentre Bernardo ha optato per una vita più tranquilla con famiglia, due figli e uno studio d’architettura a Ginevra, si ritrovano catapultati negli USA, in pieno territorio Navajo. Confrontati alla dura realtà del deserto d’Arizona e accompagnati da Frida, la bambina selvaggia di Jade, i due amici si ritrovano a dover affrontare i fantasmi del presente e le angosce di un futuro che non sembra più tanto sicuro.

Il paesaggio a tratti surreale del deserto d’Arizona, no man’s land esoterico dal quale è impossibile fuggire, diventa il perno centrale attorno al quale si sviluppa tutta la storia. Il deserto si trasforma in personaggio, in guida spirituale verso l’ignoto. Impossibile nascondersi, nascondere la propria natura profonda in un luogo dove il cielo sembra estendersi all’infinito.

Alex, Bernardo e Jade (sorprendente Anna Mouglalis) devono fare i conti con la loro vera natura, con gli errori del passato ma anche e soprattutto con quello che il futuro ha ancora da offrirgli. Il deserto (la riserva navajo), luogo scelto da Jade per far crescere sua figlia Frida (una stravolgente Ruby Matenko) accoglie senza giudizi il nostro trio di amanti, spingendoli verso un oblio rigenerante, verso un estremo dal quale è impossibile uscire indenni. Questo viaggio al limite del corpo e della mente gli permetterà di osservare la loro vita con un distacco e una lucidità al contempo paurosa e catartica: che senso ha ancora la parola “libertà” a quarant’anni? I sogni di gioventù sono stati realizzati? 

Jade incarna l’idea stessa di libertà, una donna forte, misteriosa e risoluta che trova nella desolazione del deserto un rifugio e un focolare dove poter essere se stessa. La riserva Navajo si basa, come Jade, sulle proprie leggi, sulle proprie credenze. Sua figlia Frida è stata educata con gli stessi valori, libera e sprezzante nei confronti delle regole sociali che la vorrebbero sottomessa. Poco importa che Frida sia una bambina o un bambino, un’adulta o una ragazzina, quello che conta invece è la sua anima, l’intimità profonda del suo io interiore.

Azzeccatissima la scelta della colonna sonora, adattazione (affidata a Yan Péchin) rock dell’universo musicale di Lhasa de Sela con l’aggiunta di brani elettroacustici del duo Kristoff K.Roll

My Little One è prodotto da Intermezzo Films (Ginevra), la RTS e Les Films du Tigre e distribuito nella Svizzera da Agora Films. I diritti internazionali appartengono a Wide.

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