email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

IFFR 2019 Limelight

Recensione: Bloody Marie

di 

- Guido van Driel e Lennert Hillege ci raccontano la storia di Marie Wankelmut, un'autrice di fumetti e alcolista nel quartiere a luci rosse di Amsterdam

Recensione: Bloody Marie
Susanne Wolff in Bloody Marie

Nel loro thriller infuso di vodka Bloody Marie [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, in anteprima mondiale al 48° International Film Festival Rotterdam (IFFR) nella sezione Limelight, Guido van Driel e Lennert Hillege ci catapultano in un mondo dove l’aria sembra satura di alcol e la festa non finire mai, anche se ciò significa raggiungere lo sballo da sola in discoteca. Almeno è quello che la protagonista Marie Wankelmut, interpretata dall’attrice tedesca Susanne Wolff, dimostra. Marie, un’autrice di fumetti abbastanza famosa, ha problemi con l’alcol. Barcolla tra la sua abitazione e il negozio di liquori più vicino, fermandosi di tanto in tanto, a caso, in qualche losco bar, sempre seguita dal suo cane, il fedele Lieze. Il capolavoro di Marie, Porn for the Blind (Porno per i non vedenti), non ottiene nessun particolare successo se non quello di farsi riconoscere per strada da qualche fan. La sua ricerca di un euro per poterle comprare la prossima bottiglia la trascina da un conflitto all’altro.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Il film si apre in uno squallido bar tra gli strip club del quartiere a luci rosse di Amsterdam, dove Marie sta perdendo il controllo sulla pista da ballo. Naturalmente è l’alcol a parlare (e a farla barcollare) mentre inizia una lite con due ragazzi, che alla fine le chiedono: “Ti piace almeno un po’, la vita?”. Questa è una domanda che riecheggia in tutto il film, mentre cerchiamo di capire cosa (oltre agli alcolici) la faccia persistere in questo comportamento distruttivo. Apprendiamo che la sua relazione turbolenta con la madre scomparsa, anche lei un’alcolista, ha giocato un ruolo importante. I problemi familari, se ereditati, possono essere un gran peso. È interessante, però, come il destino non sembri sempre essere nelle sue mani, poiché il film suggerisce vagamente che ci sia qualcosa di più grande in gioco. Un giorno Marie incontra Oscar Doki, un ragazzo dolce e impacciato che afferma scherzosamente di essere in contatto con l’aldilà, dicendole che sua madre l’ha perdonata per tutti i suoi errori. Per quanto si tratti di un momento cruciale della sua vita, la vera svolta arriverà solo dopo aver “pestato i piedi” a Dragomir, il protettore della porta accanto. Dopo che Marie si sarà invischiata in loschi affari di contrabbando e omicidio, ne uscirà da vera combattente, dando ancora una volta sfogo alla sua creatività. 

Il co-regista van Driel, lui stesso un grafico, ha la capacità di creare queste ambientazioni oscure in cui il protagonista affronta un enorme cambiamento. In The Resurrection of a Bastard [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Guidovan Driel
scheda film
]
, il suo lungometraggio precedente che aprì l’IFFR nel 2013, creò un personaggio con delle tendenze simili. E per quanto estremo possa sembrare, le scene stesse sono piene di aspetti della vita quotidiana, a volte anche comici. Ciò dà all’intero film un tocco molto umano e serve in qualche modo a relativizzare le decisioni che prende la nostra protagonista. Spesso, infatti, non ha molta scelta. Dopotutto “Il pollo chioccia, e il fumettista beve,” come direbbe Marie. Non c’è altro da aggiungere.

Bloody Marie è stato prodotto da Floor Onrust per la casa di produzione olandese Family Affair, in coproduzione con la belga Bulletproof Cupid. Wide si occupa delle vendite estere.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese da Giada Saturno)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy