email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SOLETTA 2019

Recensione: Barbara adesso

di 

- La regista svizzera Alessandra Gavin-Müller presenta il suo ultimo lungometraggio, un ritratto inaspettato di una donna libera e controcorrente

Recensione: Barbara adesso
Cristina Zamboni in Barbara adesso

Dopo Where is Sara Gomez? (2005), omaggio filmico ad una grande cineasta che ha saputo vivere la sua esistenza senza cedere a compromessi, la regista svizzera Alessandra Gavin-Müller ci propone un altro potente ritratto di donna. Il suo nuovo lungometraggio Barbara adesso [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, presentato alle Giornate di Soletta nella sezione Panorama Suisse, mette in effetti in scena la vita di una donna che ha deciso di prendere in mano la sua esistenze, con coraggio e determinazione.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Barbara, una donna di una quarantina d’anni, abbandona marito e figlia sparendo senza lasciare tracce. La sua decisione, in apparenza radicale, nasce da una lucida riflessione: Giuliano, suo marito, sembra più propenso di lei ad allevare sua figlia. 

Barbara decide di escludersi volontariamente da una famiglia che in fondo non ha mai sentito sua. L’ultimo lavoro di Alessandra Gavin-Müller affronta un soggetto troppo spesso tabù: quello della maternità non voluta, del rifiuto di accantonarsi ad un ruolo, quello di mamma, che assomiglia agli occhi della protagonista ad un’angosciante prigione.

Cosa vuol dire in fondo essere mamma? Uno dei pilastri della nostra società è basato su quello che comunemente chiamiamo “istinto materno”. E se questo concetto non fosse che un’illusione, una costruzione sociale rassicurante che in fondo non ha ragione d’esiste? Nell’immaginario collettivo la donna sembra essere geneticamente programmata per essere mamma ma la realtà è spesso diversa, più complessa e sottile. Barbara adesso ci permette di guardare la maternità diversamente, non più come semplice e naturale tappa della vita ma come momento destabilizzante che può rivelarsi insostenibile.

La regista non cerca di spiegare o peggio giustificare la scelta di Barbara, quello che vuole è piuttosto mostrare il personaggio per quello che è, senza falsi moralismi o sdolcinato sentimentalismo. Barbara è forte, complessa e misteriosa, un personaggio lontano anni luce dagli stereotipi che mostrano troppo spesso le donne come delle delicate bambole di porcellana.  Poco importa in fondo da dove venga il suo rigetto, quello che conta è la determinazione con la quale accetta e sostiene la sua scelta.

Il viso di Barbara (interpretato da un’intensa Cristina Zamboni) è impassibile, come se nulla riuscisse a scalfirne la superfice. Le sue emozioni sembrano gelate all’interno del suo essere, custodite gelosamente e protette dallo sguardo e dai giudizi del mondo. L’unico momento in cui esplodono è quando si confronta con la sua stessa madre che l’ha a sua volta abbandonata. Barbara adesso propone un ritratto complesso di una donna che ha rifiutato di piegarsi al suo destino decidendo di inventarsene uno tutto suo.

Barbara adesso è prodotto dalla ticinese Amka Films e dalla Radiotelevisione Svizzera RSI.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy