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BERLINALE 2019 Forum

Recensione: Gli ultimi a vederli vivere

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- BERLINO 2019: La regista italiana Sara Summa utilizza mezzi minimalisti per forgiare un thriller incentrato sull'ultimo giorno della vita di una famiglia

Recensione: Gli ultimi a vederli vivere
Barbara Verrastro, Donatella Viola, Canio Lancellotti e Pasquale Lioi in Gli ultimi a vederli vivere

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di Sara Summa ha debuttato nella sezione Forum della 69ma Berlinale. Il titolo si riferisce alla frase che spesso si sente in relazione alla morte o alla scomparsa di una persona quando si apre un'indagine criminale. Gli indizi più importanti vengono dapprima cercati nelle immediate vicinanze delle vittime: "Quando l'hai visto/a per l'ultima volta (vivo/a)?". In questo caso particolare, il pubblico finisce per essere l'ultimo ad aver visto i protagonisti vivi.

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In un luogo idilliaco da qualche parte nella campagna del Sud Italia vive una famiglia di quattro persone in apparente armonia con la natura e pienamente rispettosi l'uno dell'altro. I preparativi per il matrimonio della figlia maggiore sono in corso, ed è la figlia più giovane, Dora (Barbara Verrastro), che svolge la maggior parte dei compiti. Cuce gli abiti per le damigelle, fa la spesa e cucina. Sua madre (Donatella Viola) vaga per la casa come un fantasma, lamentandosi di un mal di testa; suo padre (Canio Lancellotti) è impegnato a trattare con un agente assicurativo con cui ha stipulato un'assicurazione sulla vita; e suo fratello (Pasquale Lioi) sta facendo un santuario di legno inteso come regalo di nozze. Tutto sembra banale – c'è persino tempo per accarezzare il gatto e armeggiare con una vecchia macchina.

Attraverso gli occhi di ciascuno dei personaggi, gli eventi vengono ripetuti da prospettive diverse, e in certi momenti, emergono nuovi dettagli man mano che la storia avanza. Questa forma particolare è interessante ed è la principale forza del film, che altrimenti non sarebbe particolarmente sorprendente. Con mezzi minimalisti, la regista crea un'estetica che ricorda il teatro. Come in una rappresentazione teatrale, gli attori recitano le loro battute, in qualche modo rendendo le loro esibizioni molto innaturali. Ciò è rafforzato dalla decisione di non farli parlare nel dialetto del Sud Italia che avrebbero usato nella vita reale, e che è comune nel luogo scelto per la storia. Gli attori non sono ovviamente a proprio agio con questo, e ciò suscita un senso di alienazione, stabilendo una distanza tra il pubblico e i protagonisti. È possibile che questa sia stata l'intenzione della regista fin dall’inizio, ma se così fosse, la ragione non viene rivelata.

Il destino della famiglia è basato su una storia vera del 2012. Alla vigilia delle nozze, la famiglia Durati è stata trovata assassinata per motivi sconosciuti, ma fu ipotizzato un legame con la mafia. Gli ultimi a vederli vivere offre così un film diverso sulla mafia, che evita scene d'azione violente, armi e bagni di sangue. Al contrario, Summa opta per una cinepresa statica e una chiara composizione dell'immagine, e intreccia le scene con gli attori con ampi, austere ma impressionanti inquadrature del paesaggio. La luce brillante che principalmente domina le immagini è in netto contrasto con il destino oscuro dei protagonisti.

Gli ultimi a vederli vivere è una produzione tedesca di Deutsche Film- und Fernsehakademie Berlin (dffb), che distribuisce anche il film nel mondo.

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(Tradotto dall'inglese)

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