email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

In concorso - L’aquilone

di 

- Un film ambientato alla frontiera tra Libano e Israele dopo la guerra del ’67. Un argomento tragico trattato con ironia da Randa Chahal Sabbag

Per la terza volta a Venezia, la regista libanese Randa Chahal Sabbag ha presentato in concorso L’aquilone, un film claustrofobico ambientato dopo la guerra del 1967 nelle terre di confine tra Libano e Israele. Lamia (interpretata dalla giovane e bellissima Flavia Bechara), sedicenne libanese, deve attraversare le barriere di filo spinato che la separano dal promesso sposo, il cugino che abita in un villaggio inglobato nei confini israeliani. Un passaggio aperto ma controllato permette agli sposi e alle bare di varcare la frontiera. Lamia abbandona tutto per raggiungere il cugino, ma poco a poco si innamora del soldato-filosofo che sta di guardia alla torre di controllo.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Un argomento tragico che la regista ha voluto affrontare con ironia, facendo vincere alla fine la vita, l’amore e l’immaginazione: “Ho sempre voluto fare la commedia” – ha raccontato Randa Chahal Sabbag – “ma sono nata in una realtà tragica”. Di padre libanese e madre irachena la regista è stata sopraffatta per tutta la vita dai conflitti, “non ho mai potuto sfuggire alla guerra. Con questo film volevo imparare a non essere più in collera”.

Prodotto da Humbert Balsan con una quota maggioritaria dalla Francia, la pellicola è stata girata interamente in Libano con un cast libanese.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy