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CANNES 2019 Semaine de la Critique

Recensione: Abou Leila

di 

- CANNES 2019: L'elegante debutto di Amin Sidi-Boumédiène affronta lo stress mentale post trauma

Recensione: Abou Leila
Slimane Benouari e Lyes Salem in Abou Leila

Quando un film d'esordio è in grado di suscitare paragoni con l'età d'oro di Hollywood, richiama l'opera di David Lynch e ricorda Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni, probabilmente sta facendo qualcosa di giusto. Proiettato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes, l’intenso dramma di Amin Sidi-Boumédiène, Abou Leila [+leggi anche:
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, inizia con una scritta che ci informa che siamo nell'Algeria nel 1994, durante il cosiddetto "Black Decade" quando il paese era nel bel mezzo di una devastante guerra civile. Il conflitto durò dal 1991 al 1999 e morirono oltre 150.000 cittadini. Ma sarebbe un errore pensare che questa sia una cronaca degli anni della guerra; infatti, la forza di questo lavoro sorprendente sta nel fatto che da questo momento in poi, l'Algeria non sarà più menzionata. Questo perché Sidi-Boumédiène non si cura dei fatti della guerra, realizzando invece un dramma psicologico sugli effetti della violenza sulla società. Ed è enormemente impressionante.

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Questo è un road movie su paura, trauma e violenza. Il tono è impostato fin dai primi momenti, durante i quali assistiamo a una sparatoria in strada tra uomini armati e la polizia. È una scena apparentemente astratta, poiché vengono fornite poche informazioni su cosa è successo o perché; è così e basta. Per tutto il tempo, Sidi-Boumédiène distilla informazioni poco per volta, perché non è ciò che conta; è un film su uno stato psicologico. In quanto tale, l'atmosfera assume un'importanza maggiore, aiutata dalla spettacolare fotografia di Kanamé Onoyama e da una colonna sonora agghiacciante.

Due amici d'infanzia, S. (Slimane Benouari) e Lotfi (Lyes Salem), viaggiano attraverso il deserto del Sahara alla ricerca di un terrorista, l’Abou Leila del titolo. La loro macchina sembra minuscola nella vastità del deserto, e sembrano essere diretti da nessuna parte. Questa sensazione è rafforzata dallo stato mentale di S., che soffre di incubi sulla propria infanzia. Lotfi cerca di essere l'amico buono e solidale, che protegge e accompagna il suo amico, tentando di aiutarlo in un momento difficile.

Diventa pian piano evidente che stiamo vedendo il mondo attraverso gli occhi del nostro protagonista, ed è un mondo in cui la realtà e la sua immaginazione surreale sono da tempo saldati insieme. Inoltre, essere in grado di immaginare animali morti e scene sanguinose va sempre bene per mostrare l'orrore. Ci sono ricordi costanti dello stato di guerra, come un momento di violenza con la portiera di una macchina che è brutale, casuale e straziante.

I due attori principali offrono prestazioni sorprendenti. Hanno parti difficili da interpretare e sanno rendere bene l’idea di essere amici di vecchia data, oltre ad essere sottoposti a un immenso stress. La storia si svolge lentamente in 140 minuti, ma Sidi-Boumédiène ci porta in uno stato di trance in un modo degno di Andrei Tarkovsky. Come Velluto blu di Lynch, Sidi-Boumédiène usa immagini bizzarre e ultraterrene per parlare di mortalità. Ci sono molte idee in questo film, ma non tutte funzionano, in particolare una voce fuori campo finale in terza persona che suona troppo espositiva. Ma nel complesso, coloro che amano il loro cinema teso ed esperienziale troveranno molto da ammirare in questo lavoro impressionante.

Abou Leila, presentato da Thala Films (Algeria) e In Vivo Films (Francia), è prodotto da Yacine Bouaziz, Faycal Hammoum, Claire Charles-Gervais e Louise Bellicaud, in coproduzione con il Centro algerino per lo sviluppo del cinema, e in associazione con la francese KNM Production. Le vendite internazionali sono gestite da Films Boutique.

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(Tradotto dall'inglese)

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