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CANNES 2019 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: Wounds

di 

- CANNES 2019: Lo sconvolgente body horror di Babak Anvari usa gli strumenti di David Cronenberg per mostrare che i più grandi demoni sono quelli interiori

Recensione: Wounds
Dakota Johnson e Armie Hammer in Wounds

Ci sono scarafaggi ovunque in Wounds [+leggi anche:
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di Babak Anvari, un film controverso selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes dopo essere stato acquistato da Netflix, diventando l'unico lavoro a Cannes ad essere pre-acquistato per essere diffuso sulla piattaforma VoD in Francia dopo il festival senza un’uscita nelle sale. Ambientato a New Orleans, è un body horror basato sullo sconvolgente romanzo di Nathan Ballingrud The Visible Truth, con Armie Hammer e Dakota Johnson nei panni di Will e Carrie, una coppia la cui relazione è in grande difficoltà. Will è un uomo onesto che lavora al bar di Rosie, gestendo clienti violenti che sembrano richiamare il personaggio di Begbie in Trainspotting, secondo cui una serata fuori a bere non è completa se non distruggi la faccia a qualcuno o distruggi il bar stesso. I suoni inquietanti e la natura estrema dei clienti rendono immediatamente chiaro che questo è un mondo distopico, anche se inizialmente la minaccia non è così ovvia.

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Wounds è un film in cui i simboli, piuttosto che la trama semplice, quasi inesistente, sono più importanti e in cui il nemico si insinua come un gatto che insegue un topo. Il simbolo più letterale è che le ferite sono un portale verso un altro mondo, un mondo interiore, da cui i demoni escono per perseguitarci. Man mano che conosciamo Will, emergono le sue debolezze. Nonostante abbia una ragazza a casa, si è infatuato di una delle sue clienti abituali, Alicia (Zazie Beetz). Ma secondo la visione di Anvari, il pericolo più grande non deriva dalla minaccia che ci circonda, ma da quella che risiede nei segreti che affidiamo ai nostri smartphone. Quattro studenti entrano nel bar e, dopo una rissa, viene lasciato un telefono a terra. Quello che Will vedrà in esso, dai messaggi in preda al panico a video strani, lo proietteranno in una spirale infernale. L'omaggio a David Cronenberg nello stile e nel design del film è così forte che si rimane quasi stupiti che il maestro del body horror canadese non sia l’autore dei messaggi.

Anvari avrebbe fatto bene a dedicare tanto impegno alla narrativa quanto alla scenografia, che è un mix di effetti CGI e in-camera. È un film confuso perché non è chiaro di cosa tratti per la maggior parte del tempo. Accadono molte cose, dagli SMS alla relazione fallimentare con Carrie, passando per il corteggiamento volgare di Alicia, l'alcolismo, le ferite che appaiono sui volti e gli scarafaggi, e gli smartphone come fonte di malcontento, ma tutte queste idee non vanno da nessuna parte perché, alla fine, Anvari è più interessato a decostruire Will, che risulta non essere il bravo ragazzo che sembra all'inizio. Ma il problema di questo approccio è che Anvari si avventura su questa strada senza creare alcuna empatia per Will o la sua caduta. È un coraggioso tentativo da parte del regista di realizzare un film più grande e più sconvolgente del suo acclamato debutto in lingua persiana, Under the Shadow [+leggi anche:
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, e in tutta onestà, ha un finale fantastico, ma non non basta per ricucire tutto ciò che sanguina.

Wounds è presentato da Annapurna Pictures (Stati Uniti) e prodotto da Two & Two Pictures e AZA Films (Stati Uniti).

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(Tradotto dall'inglese)

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