Recensione: Port Authority
- CANNES 2019: La statunitense Danielle Lessovitz debutta con un dramma romantico notevole su un giovane che impara a superare i suoi pregiudizi sociali dopo essersi innamorato di una transessuale
Il capolinea degli autobus di Port Authority a New York è la minacciosa porta d'entrata per chi si prepara a migrare verso la gigantesca metropoli in cerca di nuove opportunità. Coloro che vanno a New York per la prima volta sentiranno il vibrante multiculturalismo che caratterizza la città in ogni angolo di questa stazione mitica; ma, allo stesso tempo, è possibile che soffrano l'abisso della solitudine e la paura che condividono con tutti quei viaggiatori che, come loro, sono arrivati da soli in quel luogo da altri angoli remoti della geografia degli Stati Uniti.
Port Authority [+leggi anche:
trailer
scheda film], opera prima della cineasta statunitense Danielle Lessovitz, presentata nella competizione Un Certain Regard della 72ma edizione del Festival di Cannes, inizia da questa stazione che dà il nome al film. L'attore inglese Fionn Whitehead (Dunkirk [+leggi anche:
trailer
scheda film], Roads [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film]) interpreta Paul, un giovane di Pittsburgh, Pennsylvania, che vuole iniziare una nuova vita a New York con la sorellastra Sara (Louisa Krause), che vive a Manhattan da anni. Tuttavia, i suoi piani utopici per il futuro si disgregano nel momento in cui Sara non si presenta a Port Authority per prenderlo. Ma nulla può fermare Paul, nemmeno quella sensazione di abbandono. Il ventenne si lancerà nella grande città, affrontando il suo primo viaggio notturno. Dopo essere scampato a una rissa in un vagone della metropolitana, Paul incontra il personaggio di McCaul Lombardi (American Honey [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: Andrea Arnold
scheda film], We the Coyotes [+leggi anche:
trailer
scheda film]), che gli offrirà un tetto per dormire in cambio di un aiuto nel lavoro di sfrattare famiglie, indigenti o inquilini in rovina per conto del dipartimento immigrazione.
L'amicizia tra Paul e il suo nuovo amico Lee sembra essere dettata da puro interesse. Perché Lee e Paul appartengono a due mondi diversi. Lee difende valori retrogradi con cui il protagonista non si identifica, come ad esempio l’omofobia, la transfobia o il razzismo; precisamente, i tre problemi della società americana contemporanea che la regista nata a San Francisco esamina e combatte nel suo interessante primo lungometraggio.
Port Authority narra la storia d'amore tra Paul e una donna transessuale interpretata dalla modella, attivista e attrice debuttante Leyna Bloom. Il suo incontro con la bella Wye e gli altri membri della comunità queer a cui la ragazza appartiene cambierà il modo di vedere il mondo del protagonista. Inoltre, le ragioni del suo esodo a New York rimangono fuori campo durante l'intero film. Poco sappiamo di lui e del suo passato. Solo che sua sorella non vuole vederlo perché sta ancora scontando la libertà vigilata. In questo modo, l'accettazione di Paul in quella comunità gli fornisce quella seconda opportunità che il giovane cercava. La sua nuova famiglia gli fornirà un nuovo inizio di vita per scoprire chi è, superando gli stereotipi che la società gli impone su questioni di genere e sessualità.
Port Authority è prodotto dalle compagnie statunitensi RT Features e Sikelia Productions con la francese Madeleine Films. Le vendite nel mondo sono curate da mk2 films.
(Tradotto dallo spagnolo)