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EDIMBURGO 2019

Recensione: The Black Forest

di 

- Il nuovo dramma di Ruth Platt segue due famiglie britanniche che intraprendono una vacanza sfortunata a Friburgo, nel sud-ovest della Germania

Recensione: The Black Forest
Hattie Ladbury e Robert Hands in The Black Forest

È uno degli schemi più familiari per un film drammatico contemporaneo: una famiglia borghese va in vacanza all’estero, l’umore si altera e divampa il melodramma. Il nuovo film di Ruth Platt, The Black Forest [+leggi anche:
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, calpesta un po’ questo terreno, ma si distingue velocemente per una narrazione paziente e una sottile percezione che le tensioni scaturiscano dalla Brexit. Il secondo film di Platt è stato presentato in anteprima internazionale lo scorso venerdì all’Edinburgh International Film Festival, in cui è stato nominato per il prestigioso Premio Michael Powell, dato a un eccezionale film inglese.

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Il film della regista-sceneggiatrice Platt ha una premessa straordinariamente simile ai primi due film di Joanna Hogg, Unrelated [+leggi anche:
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, sebbene abbia un tono molto più caldo – Everyone Else [+leggi anche:
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di Maren Ade è una migliore analogia. Beth (Hattie Ladbury) e il marito di provenienza macedone, Darko (Aleksandar Mikic), sono una coppia di mezza età, vessata da diverse pressioni finanziarie, che decide di imbarcarsi per una settimana di vacanza con i due figli nella regione della Foresta nera in Germania. Il piano è di condividere la casa vacanza con gli amici di vecchia data Maggie (Sirine Saba) e Jack (Robert Hands), accompagnati dalla loro indisciplinata nidiata di quattro figlioli. Come si sa a riguardo di tale modalità filmica, qualcosa è destinato a ribaltare il soggiorno perfettamente pianificato. Ma Platt decide di lasciare che la suspense cuocia a fuoco più lento, con il risultato che i suoi personaggi diventano più vividi e gradevoli.

Il suo ultimo film, The Lesson, era un horror violento e satirico, e attualmente ne sta sviluppando un altro con il sostegno della BFI. In maniera adeguata, The Black Forest sembra un film horror molto astuto, in cui però non appare davvero nulla di riconoscibile di questo genere. Le ferite sono tutte emotive. Beth, sensibile e intuitiva, nota una lieve discordia nell’altra coppia: Maggie continua a correre nell’altra stanza per ridacchiare a un certo messaggio. Maggie, inoltre, flirta spensieratamente con Darko, il marito di Beth, in una scena che vede solo loro due contemplare un tramonto magico con un bicchiere di vino. Rispecchiando il background personale della Platt, Beth ha una carriera da teatrante che sta giusto iniziando a fiorire dopo alcuni intoppi, ma questo maschera un’altra faglia tra lei e Darko, il quale ha appena lasciato un lavoro redditizio nella gestione immobiliare.

Nonostante la regista lo descriva come un film a “budget microscopico”, The Black Forest riesce comunque a fornisce un grande splendore visivo con le sue pittoresche riprese in esterni, che abbracciano le lussureggianti foreste di Baden-Württemberg, le aree urbane e un bizzarro lunapark che non sembra minimamente turistico. Mentre gli adulti lavorano ai propri stalli emotivi, i sei bambini si divertono insieme come una seconda famiglia ausiliaria. Tale beatitudine è catturata dal montaggio delle sequenze, che si guadagnano il proprio posto nella snella esecuzione temporale del film e non appaiono come un cuscinetto: la ripresa della GoPro nella scena del luna park, fatta dal bordo del carrello delle montagne russe, è il chicca visiva del film.

The Black Forest merita l’esibizione al pubblico e a ulteriori festival: i film inglesi indipendenti a questo livello spesso faticano a essere notati. Ma per Ruth Platt questo film è un altro passo convinto verso la ribalta.

The Black Forest è una produzione del Regno Unito. È stato prodotto dalla Darko Stavrik per Urban Fox Films.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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