Recensione: Cemetery
- Immersione totale e ipnotica nella giungla sulle tracce del cimitero degli elefanti per il nuovo film dello spagnolo Carlos Casas, svelato in competizione al FIDMarseille
"Dall'inizio dei tempi, molte storie e leggende sono state raccontate sul mito del cimitero degli elefanti. Una montagna invalicabile e una giungla di grande possenza condurrebbe gli avventurieri dalle caverne ai fiumi sotterranei dove tutti gli elefanti vengono a morire un giorno. Alimentata da quelle favole, la sete dei bracconieri per il loro prezioso avorio non si è mai estinta. Tra i numerosi disastri di cui sono responsabili, sono riusciti a uccidere tutti gli elefanti tranne uno. Mentre la fine del loro mondo si avvicina, essi seguono le orme dell’unico elefante che può ancora guidarli in quel luogo segreto che nessuno ha mai visto se non nei sogni". È su queste parole intriganti e su una sontuosa e lunga inquadratura fissa di un’imponente montagna a forma di V che si staglia contro un cielo blu, con la luce del sole che spunta dietro uno dei contrafforti, che si apre l'affascinante Cemetery [+leggi anche:
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scheda film] dello spagnolo Carlos Casas, presentato in prima mondiale nella competizione internazionale del 30° FIDMarseille.
Attratto dagli ambienti più estremi a immagine della sua trilogia che include Aral, la Terra di fuoco patagonica di Solitude at the End of the World e i cacciatori di balene del Mare di Bering in Hunters Since the Beginning of Time, il regista ha scelto questa volta di immergersi, nel suo stile singolare e ibrido ai margini del documentario, della finzione e della sperimentazione, nelle profondità della giungla dello Sri Lanka. Un viaggio sensoriale vicino il più possibile a una vegetazione immersa in un mondo animale sonoro (scimmie, uccelli, anfibi, grilli, cavallette, cicale, ecc.) onnipresente e incessante, giorno e notte, che il fantastico lavoro del famoso tecnico del suono britannico Chris Watson restituisce e tesse intorno all'intero film.
Diviso in quattro capitoli, Cemetery adotta il ritmo del suo personaggio principale, un elefante che la cinepresa scruta dapprima in ogni minimo dettaglio, dal suo occhio alle pieghe della sua pelle, mentre il suo mahout (addestratore che tradizionalmente si occupa di un solo animale durante la sua vita, un mestiere tramandato di generazione in generazione) lo lava e lo nutre, solo nella sua capanna nel mezzo di una giungla dove l'oscurità assume proporzioni abissali, trafitta solo da un fuoco o da una torcia elettrica. Un'ambientazione da fine del mondo che risuona con la morte annunciata nel preambolo dell'elefante con cui la camera si identifica anche quando si muove. Ma il pericolo è dietro l’angolo perché arrivano quattro uomini armati, forniti di walkie-talkie che rastrellano i dintorni, ciascuno per conto proprio, sulle tracce del cimitero degli elefanti. Un ricerca accurata che prende una bruttissima piega, con le forze della natura che si rivoltano contro questi predatori umani in un'atmosfera degna di un film fantasy che prende una dimensione ancora più surreale (e profondamente sperimentale sul piano cinematografico) quando l'elefante passa all'altro mondo.
Piogge torrenziali, ragnatele, vecchie foto bruciate nel fuoco, tuoni e lampi, cascata e cortina d'acqua, gole rocciose, infrasuoni: Carlos Casas passa progressivamente sotto la superficie delle percezioni abituali per un'esperienza visiva e sonora straordinaria, infine quasi mistica e molto abilmente condotta offrendo in un primo tempo una chiave vicina al documentario di storia naturale, prima di trasformarsi in uno strano film di caccia con tanto di suspense, per finire in una traversata dello specchio e del territorio delle ombre. Una splendida immersione (una menzione speciale al direttore della fotografia Benjamin Echazarreta) unita a una grande audacia formale e concettuale ben padroneggiata che non mancherà di sedurre gli iniziati e la cui proiezione sul grande schermo sarà per tutti un'esperienza totalmente fuori dall’ordinario.
Cemetery è prodotto dai francesi di Spectre Productions, i britannici di Artist Moving Image, i polacchi di Etnograf e dall’Uzbekistan via Map Productions, che gestisce anche la distribuzione internazionale.
(Tradotto dal francese)