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PALIĆ 2019

Recensione: Ajvar

di 

- Il film d'esordio di Ana Maria Rossi raggiunge un equilibrio soddisfacente tra commedia e dramma, supportato dalle performance dei due convincenti attori principali

Recensione: Ajvar
Nataša Ninković, Sergej Trifunović, Gordan Kičić e Aleksandra Janković in Ajvar

Ieri, l’European Film Festival Palić (20-26 luglio) ha ospitato la prima mondiale del film d'esordio di Ana Maria Rossi, Ajvar [+leggi anche:
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, scritto dalla stessa regista insieme a Maja Todorović. La storia è abbastanza semplice e ruota attorno a due temi già esplorati a fondo dal cinema contemporaneo: la nostalgia di casa e la mancanza di comunicazione all’interno di una coppia di quarantenni sposati. Nel dettaglio, seguiamo Vida (Nataša Ninković, nota per i suoi ruoli in The Trap [+leggi anche:
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, The Professional, War Live e Savior) e Bane (l’attore e politico Sergej Trifunović), due serbi che vivono a Stoccolma da molto tempo e a quanto pare conducono una vita confortevole, con lavori stabili, salari dignitosi e un cane affettuoso – ma senza figli.

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In apertura ci viene mostrato il titolo del film, accompagnato da una scritta in inglese che ci spiega che cos’è l’ajvar: è un condimento a base di melanzana e pepe, molto popolare nei paesi dei Balcani e "che si trova comunemente nelle valigie dei serbi che vivono all'estero”.

Fin dall'inizio, intuiamo che i due personaggi hanno perso interesse l'uno nell'altro e sono stanchi della loro relazione. Una delle prime scene, ambientata nel loro appartamento svedese, mostra i due seduti a tavola mentre cenano, si scambiano due parole e non si guardano. In molte delle scene successive, i due sono insieme nello stesso posto, ma la composizione del fotogramma ricorda sempre allo spettatore la distanza e la mancanza di affetto tra loro, poiché i personaggi sono spesso posizionati simmetricamente, l’uno davanti all’altra o fianco a fianco, ma non impegnati in alcuna comunicazione attiva e intenzionale. Le frequenti pause e i momenti di silenzio tra Vida e Bane rafforzano in modo efficace il ritratto di questa coppia in difficoltà.

Durante tutto il film, ci sono anche alcuni momenti fantastici che richiamano l'atmosfera delle pièce di Anton Chekhov (in particolare Il gabbiano), specialmente quando i personaggi fumano sigarette insieme e cercano – più o meno con successo – di dire qualcosa di significativo o di rivelare le loro paure e segreti. Tuttavia, Ajvar non è solo un dramma sui problemi di relazione e sulla frustrante vita coniugale dei personaggi, poiché il tema della nostalgia di casa viene trattato in modo più spensierato e non rende la storia troppo malinconica. In particolare, la madre di Vida (la veterana Vesna Čipčić) e i parenti di Bane (interpretati da Miodrag Krstović, Branka Petrić e Pavle Pekić, tra gli altri) sono esilaranti e arricchiscono il film con diverse gag divertenti.

Inoltre, in tutte le scene in cui la coppia interagisce in contesti pubblici, il dialogo è vivace e in grado di evidenziare le contraddizioni e le ipocrisie inerenti alla nostra società, fortemente influenzata dai giudizi e dai pregiudizi altrui. La narrazione non offre grandi sorprese o colpi di scena memorabili, ma ciò che è interessante qui è il modo in cui i personaggi vivono la loro crisi e cercano di raggiungere i loro obiettivi. Possiamo immaginare molto facilmente il finale della storia, ma il film riesce comunque a generare una buona dose di tensione e curiosità.

In definitiva, il debutto alla regia di Ana Maria Rossi è un lavoro notevole, che riesce a trovare un buon equilibrio tra dramma e commedia. I temi del film non saranno i più originali, ma l'alta qualità della sceneggiatura e del cast conferiscono ad Ajvar una freschezza e un significato speciale.

Ajvar è prodotto dalla società di Belgrado Biberche Productions (Serbia) e dalla società di Podgorica Artikulacija (Montenegro), con il supporto di Film Center Serbia, l'agenzia cinematografica del paese.

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(Tradotto dall'inglese)

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