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DOKUFEST 2019

Recensione: Aether

di 

- Il documentario d'esordio di Rûken Tekeş è una disamina emozionale e istintiva sulla natura e su 12.000 anni di civilizzazione che stanno per essere inondati a causa di un grosso progetto

Recensione: Aether

Rûken Tekeş potrebbe anche non aver una formazione da regista, ma il suo lavoro la qualifica come tale di mestiere. Dopo il premiato cortometraggio documentario nominato agli EFA, The Circle (2016), fa ritorno con il suo lungometraggio di debutto Aether [+leggi anche:
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. A seguito dell’anteprima internazionale al Visions du Réel e le proiezioni al Istanbul Film Festival, ai Documentarist Istanbul Documentary Days e al Taormina Film Festival, è ora in concorso nella sezione Balkan Dox del DokuFest di Prizren, in Kosovo, mentre è in vista un’ulteriore esibizione ai festival.

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Ilisu Hydroelectric Dam è un progetto statale turco inteso a fornire elettricità e stabilità economica al Paese, nonché una maggiore influenza sull’area confinante del Medio Oriente. Tuttavia, la sua costruzione sarà determinata dalla creazione di un lago artificiale che inonderà la regione, la quale è sotto protezione dell’UNESCO data la sua importanza ecologica, storica e culturale quale dimora di numerose specie, di circa 80.000 persone e dell’antica città rupestre mesopotamica di Hasankeyf. Ubicata nella parte orientale del Paese, nella valle del fiume Tigri, è vastamente popolata da una minoranza curda, cosa che potrebbe spiegare il perché lo stato stia ignorando gli ordini dell’UNESCO.

Tekeş e la sua squadra hanno intrapreso un viaggio di 21 giorni attorno all’area, visitando gli insediamenti, i siti storici e quelli naturali che presto finiranno sott’acqua. Il risultato dell’esperienza è questo film, privo di un qualsiasi dialogo comprensibile, di un quadro integrativo o di spiegazione alcuna. È diviso in 21 capitoli che rappresentano 21 giorni, e tutte le riprese, che si concentrano più sul paesaggio che sulle persone che vi vivono, sono montate in ordine strettamente cronologico. L’unica sequenza integrativa, che potrebbe servire a un’interpretazione, è l’antica teoria filosofica greca dei quattro elementi di cui è composto il mondo (terra, fuoco, aria e acqua), insieme all’etere (che presta il nome al film), essendo la materia invisibile che permea tutto: l’essenza delle cose. La missione di Tekeş è, ovviamente, catturarla.

Aether è un film stupendo dal punto di vista visivo per i paesaggi catturati dalle lenti di quattro direttori della fotografia (Ute Freund, Deniz Eyuboglu, Merle Yothe e Andres Lizana Prado), ognuno a rappresentare tutti e quattro gli antichi elementi. Nel mentre, la dimensione emozionale viene generalmente dettata dalla componente audio – che si tratti del sound design, gestito da Paolo Segat e Roberta D'Angelo, o dalla colonna sonora originale di Diler Ozer e Metehan Dada, composta da diversi rumori registrati in una varietà di strumenti classici ed elettrici. Essendo stato apparentemente girato senza alcun tipo di progetto di ripresa, e montato istintivamente da Marco Spoletini e la stessa Tekeş, lo svantaggio del progetto è che non è sempre chiaro come, perché e in base a cosa alcune delle riprese siano state incluse nelle versione finale del film mentre altre no. Nonostante ciò, come personale lettera d’addio all’essenza del mondo che sta per essere perduta, e come promemoria della sopravvivenza della natura a tutti i Paesi, gli stati, le persone e finanche il genere umano, il film si presta completamente allo scopo.

Aether è una coproduzione italo-turca realizzata da Sarya Film Collective, mentre Rûken Tekeş, Billur Arikan e Gabriele Oricchio hanno fatto da produttori. Ancora non è stato selezionato per le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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