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BLACK NIGHTS 2022 Concorso

Recensione: Plastic Symphony

di 

- Il dramma psicologico di Juraj Lehotský è esteticamente elegante ma non riesce a scavare in profondità nell'anima del suo protagonista, e risulta un'esperienza visiva piuttosto fredda

Recensione: Plastic Symphony
Bartosz Bielenia in Plastic Symphony

Il regista di Bratislava Juraj Lehotský (Blind Loves [+leggi anche:
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) è uno dei registi in lizza per il Gran Premio di quest'anno al Festival Black Nights di Tallinn. Il suo nuovo lavoro, Plastic Symphony [+leggi anche:
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, presentato in anteprima mondiale all’evento estone, è un dramma psicologico con un cast guidato dall'astro nascente polacco Bartosz Bielenia (Corpus Christi [+leggi anche:
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), qui nei panni di un giovane musicista di talento, Matúš Vrba, che si prende cura del fratello Dávid (Vojtech Zdrazil), affetto da nanismo.

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Scopriamo presto che, dopo aver lasciato la Filarmonica di Berlino per assistere la madre in fin di vita, Matúš sbarca il lunario suonando il contrabbasso con suo fratello per i turisti che vagano per le strade di Vienna. Un giorno, a un funerale, incontra un ex compagno di scuola, l'affermato violinista Albert (Sabin Tambrea), che gli offre la possibilità di suonare in concerti per l'alta società, così come altri ingaggi redditizi, portandogli rapidamente fama e ricchezza.

La qualità tecnica di questo film è impeccabile, in quanto vanta l'elegante fotografia di Timotej Krizka, il lavoro di montaggio finemente rifinito da Radoslav Dubravsky e una perfetta colonna sonora, per gentile concessione di Aleš Březina. Ma quello che manca davvero a questo film è l'anima, il calore e, soprattutto, una motivazione concreta che spinga lo spettatore a seguire scena dopo scena le vicissitudini di Matúš.

Inizialmente i due fratelli sembrano essere in buoni rapporti, ma quando Matúš si trasferisce a Vienna per accettare l'offerta di Albert, gradualmente i due si allontanano. Nel frattempo, Matúš desidera suonare e mostrare al mondo la sua "Sinfonia plastica", ma Albert non prende troppo sul serio la sua aspirazione di compositore. Lodevolmente, le note di produzione ci informano che Bielenia ha imparato a suonare il violoncello (altro strumento suonato dal suo personaggio) da zero per imbarcarsi in questo ruolo. Tuttavia, le motivazioni e i pensieri più intimi del protagonista rimangono quasi del tutto misteriosi, a causa di una performance piatta e di una sceneggiatura che non riesce a scavare in profondità o a fornire uno sviluppo credibile del personaggio. Ciò è particolarmente evidente nell'ultimo terzo del film, dove avviene un decisivo e improvviso colpo di scena. Questo scatenerà solo alcune conseguenze prevedibili; non aiuterà nessuno dei conflitti sopra citati a intensificarsi e non sorprenderà in alcun modo il pubblico. In qualche modo, è tutto molto tranquillo, elegantemente austero e visivamente sorprendente, ma alla fine sembra più uno studio sui personaggi, per giunta piuttosto incompleto. Inoltre, la storia si conclude con un finale frettoloso, che sembra essere lì solo per dimostrare che qualcosa è cambiato nella vita di Matúš e per creare l'illusione di un vero e proprio arco narrativo. Infine, la presenza sporadica di una ragazza che fa casualmente amicizia con i due fratelli (Judit Bárdos) non è sufficiente a sciogliere l'anima “fredda” di questo film.

Plastic Symphony è prodotto dalla slovacca Arytmia, sro, dalla ceca Black Balance, dalla polacca Harine Films e dalla Slovak Television. Kaleidoscope è responsabile delle vendite del film a livello internazionale.

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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