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PRODUZIONE Francia

Jeunet nell'occhio del ciclone

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Tempesta giuridica per il nuovo film di Jean-Pierre Jeunet, Un long dimanche de fiançailles, le cui riprese sono iniziate lo scorso mese d'agosto, con Audrey Tautou tra i protagonisti. La controversia, che porta anche alla questione della produzione intesa o meno come francese sollevata dal CNC - Centre National de la Cinématographie, riguarda soprattutto il controllo della produzione, da parte della Warner France. Sul fondo della polemica, un dibattito più ampio sull'accesso delle produzioni straniere ai finanziamenti francesi.

In apparenza l'autorizzazione al finanziamento per il nuovo film dell'autore de Il favoloso mondo di Amélie, non sembra portare alcuna contestazione. Regista, attori, luogo delle riprese e di post-produzione, società di produzione dei diritti francesi (2003 produztions), tutte le componenti di Un long dimanche de fiançailles sono di fatto francesi. Per quanto riguarda il CNC, il film concentra 99 punti su 100. A suscitare numerosi interrogativi però è l'effettivo controllo di 2003 Productions, che assicura la produzione esecutiva. Sebbene la Warner ne detenga solamente il 32 per cento, alcuni degli impiegati della sua filiale francese, incluso l'Amministratore delegato Francis Boespglug fanno parte di altri azionisti. Il codice dell'Industria Cinematografica vieta l'accesso al sostegno finanziario gestito dal CNC ad ogni tipo di struttura produttiva controllate da società extra-europee.
Il direttore generale del CNC, David Kessler ha chiesto precisioni riguardo all'effettivo controllo della società, visto che la commissione ha riconosciuto il carattere francese del progetto, nonostante abbia le riserve. Avvocati e consiglieri giuridici lavorano già sui dossier, per rispondere agli attacchi contro l'accordo dell'API (Gaumont, UGC, Pathé, MK2) e il Sindacato dei Produttori indipendenti. Un dibattito arrivato ormai ad un punto critico poiché Jean-Pierre Jeunet in un'intervista concessa al Film Français, minaccia di rinunciare al film, aggiungendo di aver scelto di girare in Francia invece di spostare il set nella Repubblica ceca, scegliendo anche una post-produzione nazionale (Eclair e Duran Duboi), nonostante un aumento dei costi rispetto ai concorrenti stranieri.
Alla polemica si aggiungono tutte le istituzioni della Settima Arte francese, per autorizzare la negoziazione di produzioni non europee ad accedere ai finanziamenti nazionali o a beneficiare dei futuri crediti d'imposta.

(Tradotto dal francese)

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