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TORONTO 2019 Discovery

Recensione: Simple Women

di 

- Affascinata dall'idolo underground Elina Löwensohn, la regista italiana Chiara Malta decide di giocare con la realtà e la finzione mettendo in discussione l'obiettività della verità nel cinema

Recensione: Simple Women
Jasmine Trinca in Simple Women

Chiara Malta, regista italiana che vive a Parigi, ha scritto e diretto molti cortometraggi in cui ha mescolato diverse forme di narrazione, compresi documentario e animazione, e il suo lungometraggio documentario, Armando e la politica, ha aperto il Torino Film Festival nel 2008. Simple Women [+leggi anche:
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scheda film
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è il suo film d’esordio, la cui anteprima internazionale ha aperto la sezione Discovery del 44esimo Toronto International Film Festival.

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Nel giorno di Natale del 1989 la giovane Federica soffre del suo primo attacco d’epilessia mentre guarda in televisione il processo e la condanna a Nicolae Ceaușescu e la moglie Elena insieme alla famiglia. Essendo un’adolescente da sempre appassionata per il cinema, Federica adora guardare Uomini semplici di Hal Hartley, ed è fissata con Elina Löwensohn, che recita nella parte di Elina e come lei soffre di epilessia.

La Federica adulta (Jasmine Trinca) è una regista che vive a Roma e, per caso, incontra il suo idolo adolescenziale, in visita alla città per alcuni giorni. Dopo aver passato un po’ di tempo con Elina, Federica le chiede di essere la protagonista di un film sulla sua vita che dovrebbe essere girato a Bucarest. L’attrice romena all’inizio esita, ma poi accetta d’imbarcarsi in questo viaggio inaspettato. Tuttavia, le cose non vanno come previsto, poiché la vera Elina non ha nulla in comune con la parte recitata nel film, e Federica comincia lentamente a crollare sotto la pressione. Molto presto i veri personaggi di entrambe le donne si rivelano, e dopo un attacco epilettico, la percezione che Federica ha della realtà viene alterata, portando a cambiare tutto nel suo film e addirittura dentro di sé.

L’idea che sta alla base della sceneggiatura, scritta a sei mani dalla Malta, Sébastien Laudenbach e Marco Pettenello, è vagamente ispirata al suo incontro personale con la Löwensohn anni fa. In quel momento la regista si rese conto per la prima volta che l’icona del cinema americano di controtendenza era romena, e la sua frase “Non sono chi pensi che io sia” è diventata la frase iniziale di Simple Women, un chiaro riferimento al film di Hartley. Attraverso questa storia semi-realistica, su di una regista che ha un complesso e una relazione problematica con l’attrice protagonista, il film intende giocare con due aspetti della stessa persona. In questo caso la Löwensohn “vera” e quella inventata si sovrappongono, ed entrambe possono essere ingannevoli allo stesso tempo.

È coraggioso da parte della Malta seguire questa forma di narrazione non convenzionale, e intensificare la propria realtà con così tanti livelli di elementi di vita reale, abbellendoli però con un realismo magico. La regista decide di giocare con i personaggi: non solo con Elina, ma anche con Federica, il cui personaggio è basato proprio su lei stessa. Presto diventa difficile distinguere dove realtà e finzione si sfiorano o si tengono a distanza, specialmente quando sono entrambe lati di due donne molto diverse, seppur “semplici”, che devono coesistere.

Questi meta-riferimenti e la presenza accattivante della Löwensohn funzionano perfettamente come premesse per il film, anche se mentre il racconto evolve si ha come la sensazione di ripetitività e che ci sia un tentativo da parte della regista di giustificare le proprie scelte maliziose. Di certo vi sono momenti di conflitto tra i personaggi ma, in molti casi, si tratta più che altro di una scelta stilistica anziché un risultato contestuale, dando allo spettatore la sensazione di ammirare un collage di momenti insoliti che mettono in discussione l’oggettività della verità.

Simple Women è una coproduzione italo-romena realizzata da Marta Donzelli e Gregorio Paonessa (Vivo Film) e Rai Cinema, con Ada Solomon (microFILM). Il rivenditore tedesco The Match Factory gestisce le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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