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ZURIGO 2019

Recensione: My Zoe

di 

- Julie Delpy presenta una storia sovraccarica sulla custodia dei figli, la clonazione e la maternità che esamina le questioni morali ed etiche che emergono dai progressi della scienza

Recensione: My Zoe
Julie Delpy e Sophia Ally in My Zoe

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, proiettato al Zurich Film Festival, è un'avventura a briglia sciolta che inizia con una mamma divorziata in battaglia per la custodia della figlia per poi trasformarsi in uno sguardo sull'etica della clonazione. È scritto, diretto e interpretato dal formidabile talento franco-americano Julie Delpy, ed è raccontato con la sua tipica arguzia e propensione a osservare la complessità e i rapporti di forza delle relazioni eterosessuali.

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Delpy ha co-sceneggiato Prima del tramonto, per il quale ha ricevuto una nomination agli Oscar, e ha diretto i moderni drammi sentimentali 2 giorni a Parigi [+leggi anche:
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. Questi film parlano di coppie consolidate che lottano per mantenere vive le loro relazioni. In netto contrasto, My Zoe inizia con un matrimonio a brandelli.

La scienziata residente a Berlino Isabelle (Delpy) si destreggia tra l'essere una madre single, un divorzio e un nuovo amore. Il padre britannico di sua figlia, James (Richard Armitage), vuole dare un’altra chance alla loro relazione, invece Isabelle intende guardare avanti. A giudicare dal comportamento abrasivo di James e dai commenti prepotenti, è facile capire il perché. Di conseguenza, le discussioni sulla custodia condivisa della loro giovane figlia Zoe (Sophia Ally) sono tese. Qualsiasi differenza di opinione porta presto ad accuse reciproche.

James è anche sconvolto dal fatto che Isabelle sia ora romanticamente coinvolta con un rifugiato (Saleh Bakri), il cui status di clandestino sembra in qualche modo forzato nel film. Questa è la prima indicazione che Delpy inserirà quanti più temi possibili nella sceneggiatura, anche senza ragione. Inizia come un dramma matrimoniale convenzionale – qualcosa di quasi unico al cinema poiché raccontato dalla prospettiva di una donna. Ha molto in comune con Storia di un matrimonio di Noah Baumbach: entrambi i film parlano di coppie in guerra per la custodia del figlio, con l’empatia che rimbalza da uomo a donna come se fosse una pallina da tennis.

Ma questo film tratta solo parzialmente della fine di un matrimonio. Prende una svolta drammatica quando Zoe viene portata d'urgenza in ospedale, dopo di che la storia entra rapidamente e in modo piuttosto malsano in un territorio fantascientifico.

My Zoe è sovraccaricato di cose. C'è una parte di thriller, in cui Isabelle diventa pseudo-detective cercando di scoprire cosa abbia portato al ricovero di Zoe. Ma il film va davvero fuori strada quando Isabelle cerca un diffamato medico genetico (Daniel Brühl) a Mosca. È il tipo di mossa che potrebbe fare l'autore olandese Paul Verhoeven. Ma laddove Verhoeven trasformerebbe questa premessa in una gazzarra d'azione, Delpy cerca di farne un racconto morale ed etico, che si appesantisce di dialoghi di stampo tecnologico che suonano assurdi.

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di Pedro Almodóvar, questo film funziona meglio se non si pensa troppo alla scienza. Vuole suscitare una risposta emotiva, piuttosto che razionale. Un'altra svolta drammatica vede il focus spostarsi sul matrimonio del medico con sua moglie illustratrice (Gemma Arterton). Mentre il medico è eticamente in conflitto e competitivo, sua moglie è la nostra bussola morale. Discute l'etica della clonazione con suo marito e la natura dell'amore di una madre per il figlio con Isabelle. Questa relazione è un altro esempio di come Delpy metta troppe cose nel film e non riesca a semplificare il dialogo abbastanza da sviluppare e accentuare gli affascinanti temi centrali.

My Zoe è una coproduzione britannico-francese-tedesco-statunitense guidata da Amusement Park FilmsBaby Cow ProductionsElectrick Films e Magnolia Mae Films. Filmarti e Protagonist Pictures si occupano delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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