Recensione: Tuttapposto
- Il comico tv Roberto Lipari esordisce sul grande schermo in una riuscita commedia sulla piaga delle raccomandazioni in ambito universitario diretta da Gianni Costantino

C’è chi paga il professore, chi all’appello esibisce una generosa scollatura e chi lava la macchina del proprio docente, il tutto per superare un esame. A Roberto, invece, basta essere il figlio del rettore per ottenere tutti 30 e lode all’università. E’ in un girone dantesco della raccomandazione che ci introduce Tuttapposto [+leggi anche:
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scheda film], la commedia che segna l’esordio sul grande schermo del giovane comico televisivo (e web) Roberto Lipari, che l’ha anche scritta con Ignazio Rosato e Paolo Pintacuda, e diretta da Gianni Costantino, al suo secondo film dopo Ravanello pallido e una lunga esperienza come aiuto regista, fra gli altri, di Daniele Luchetti, Sergio Rubini, Ficarra e Picone.
Nell’università di un’immaginaria cittadina siciliana, Borbona Sicula, vige il più spudorato nepotismo: i docenti hanno quasi tutti lo stesso cognome, per amici e parenti le domande agli esami sono concordate, e chi non ha niente da offrire (che siano soldi o favori sessuali) è condannato a rimanere indietro. Roberto (Lipari), “raccomandato nato” poiché figlio dello spavaldo rettore (incarnato da un grottesco Luca Zingaretti) e bersaglio degli studenti che lottano per la meritocrazia, sguazza in questo sistema finché non incontra Irina, una bella studentessa russa in Erasmus che detesta le spintarelle senza se e senza ma. Per amore, Roberto prova a passare dall’altra parte della barricata, rinnega suo padre e i suoi favori, e, senza un soldo, si mette a lavorare in un chiosco di arancini, gestito da Nuccio (Sergio Friscia), dove i pallini di Tripadvisor dettano legge (guai a prendere una recensione negativa).
Da lì, l’idea di Roberto: creare un’applicazione per telefonini sulla quale valutare l’operato dei professori, ribaltando completamente i rapporti di forza e costringendo i docenti a comportarsi in modo onesto, sotto lo sguardo vigile della ministra dell’Istruzione (Monica Guerritore). Ma i disonesti si annidano dove meno te lo aspetti, e le cose, dopo l’iniziale successo della app, rischieranno di tornare esattamente come prima.
Ispirato a esperienze personali (uno degli sceneggiatori è stato assistente universitario), a storie di amici e a fatti di cronaca passati e presenti (poco dopo la fine delle riprese è scoppiato il caso dei concorsi truccati all’università di Catania), Tuttapposto rientra nelle commedie intelligenti, che mettono in luce il malcostume italiano e provocano la risata amara, senza rinunciare a battute più leggere e disimpegnate. Il film è supportato da un cast di bravi attori teatrali siciliani (Maurizio Marchetti, Maurizio Bologna, Angelo Tosto, Gino Astorina, Barbara Gallo, ben caratterizzati nei loro ruoli di “baroni” impuniti e strafottenti) e poi ancora Paolo Sassanelli (il prof sessuomane), Ninni Bruschetta (che alle interrogazioni preferisce il calcetto) e i più giovani Francesco Russo, Carlo Calderone, Simona Di Bella, Viktoriya Pisotska, nei panni degli studenti rivoluzionari che vogliono cambiare le cose.
Le nuove generazioni hanno tanto da fare ma i più grandi devono aiutare, è il messaggio del film. Intanto, per chi si sentisse ispirato, l’applicazione per smartphone Tuttapposto, nata insieme al film, esiste davvero ed è scaricabile gratuitamente.
Prodotto da Attilio De Razza per Tramp Limited, Tuttapposto è distribuito in Italia da Medusa Film da giovedì 3 ottobre in 300 sale.
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