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FILM / RECENSIONI Spagna

Recensione: El crack Cero

di 

- Il premio Oscar José Luis Garci recupera vecchi personaggi polizieschi in un delicato e delizioso esercizio di revival cinematografico, pieno di riferimenti cinefili e dal sapore classico

Recensione: El crack Cero
Carlos Santos in El crack Cero

Se da oggi, 4 ottobre 2019, giorno della sua uscita, entrate in un cinema in cui è proiettato El crack Cero [+leggi anche:
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intervista: José Luis Garci
scheda film
]
, vivrete qualcosa di molto simile a un viaggio nel tempo. Sullo schermo vedrete, in un bellissimo bianco e nero, una Madrid degli anni Settanta del secolo scorso, con quelle sale cinematografiche gigantesche – successivamente sacrificate a favore di franchising di abbigliamento a buon mercato – che mostrano con orgoglio le loro insegne luminose. Vedrete anche uomini navigati conversare in modo tranquillo e misurato, vestiti e pettinati in modo impeccabile. E scoprirete donne sicure di se stesse e dal portamento elegante, come se fossero compagne di università di Barbara Stanwyck, Bette Davis e altre grandiose signore del cinema noir classico americano. Ma non siamo nella Hollywood degli anni Cinquanta, bensì nell'Europa iper tecnologica del XXI secolo, e chi osa ricreare tutto quell’universo perduto, anacronistico e rimpianto non è altro che un coraggioso regista che rema contro corrente: José Luis Garci.

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Garci è un regista che suscita passioni, positive e negative. A lui si deve la (co)sceneggiatura di quell'incubo su un uomo (José Luis López Vázquez) chiuso in una scatola di vetro intitolata La cabina, di Antonio Mercero; anche di quell’altro gioiello distopico, in anticipo sui tempi, La Gioconda está triste, del 1977 (entrambe le opere televisive furono applaudite fuori e dentro i confini spagnoli). Ha inoltre il merito di aver portato il primo Oscar in Spagna, vinto per Volver a empezar, nel 1982. E nella sua filmografia, irregolare ma sempre fedele a se stessa e allergica alle mode e alle correnti, c'è una perla del poliziesco con protagonista un magistrale Alfredo Landa, El crack, di un anno prima, 1981.

Ora Garci ha arruolato i personaggi principali di quel film per mettere su, a quasi 75 anni, il suo prequel: El crack Cero, che vede protagonisti uno stoico Carlos Santos, Miguel Ángel Muñoz, Luisa Gavasa, Macarena Gómez, Raúl Mérida, Ramón Langa, Andoni Ferreño, Patricia Vico, Luis Varela, Pedro Casablanc e l’habitué nel suo universo Cayetana Guillén Cuervo.

Con dialoghi brillanti e intelligenti, riferimenti ad altre passioni garciane – boxe e calcio –, un ritmo lento impregnato di nostalgia ("Non diventi una statua di sale se guardi indietro", dice uno dei personaggi) e una trama un po’ prevedibile (il cattivo del film si svela immediatamente grazie alla sua stupidità galoppante), El crack Cero è un oggetto raro, un pezzo da museo, un incredibile contenitore di valori – onestà, etica, coraggio... – che sembrano estinti ai giorni nostri; un film che può essere gustato solo con uno sguardo pulito e senza pregiudizi, ma che terrà alla larga chiunque cerchi nel cinema rumore, rabbia, velocità ed effetti speciali. Poiché, come dice un altro personaggio di questo fantastico film: "Non sono di questo tempo". Né Garci né la sua nuova creatura cinematografica lo sono... e non se ne vergognano perché hanno una passione per il cinema.

El crack Cero, con sceneggiatura di José Luis Garci e Javier Muñoz (Sicarivs, la noche y el silencio [+leggi anche:
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scheda film
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), è una produzione di Nickel Odeon Dos e Areta Investigación A.I.E., con la partecipazione di TVE, Movistar Plus+ e Trece TV. Della sua distribuzione in Spagna si occupa Filmax.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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