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FILM / RECENSIONI Paesi Bassi

Recensione: In the Arms of Morpheus

di 

- Nel suo documentario visivamente accattivante, Marc Schmidt entra nel mondo irrazionale e incontrollabile del sonno

Recensione: In the Arms of Morpheus

È dall'alba dei tempi che l'essere umano cerca dei metodi per controllare ogni aspetto della sua vita. Il risultato di questa ricerca è l'elevato standard di vita che abbiamo oggi, in cui la tecnologia ridefinisce costantemente i confini di ciò che possiamo raggiungere. Esiste però un regno che non riusciamo ancora a conquistare: quello del sonno, che Mark Schmidt rappresenta come ultima frontiera nel suo documentario In the Arms of Morpheus [+leggi anche:
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. Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale al Karlovy Vary International Film Festival (KVIFF), il film è stato proiettato durante la 40ma edizione del Northern Film Festival di Leeuwarden (Paesi Bassi), nella sezione Northern Focus.

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Nel suo viaggio attraverso i vari disturbi del sonno, Schmidt si muove da ambienti della sanità (come gli ospedali) a rituali religiosi tradizionali del Suriname, passando per le rumorose e insonni strade di Bruxelles. Ogni ambientazione ha i suoi protagonisti, ripresi mentre esplorano gli incredibili disturbi (per esempio la sindrome della testa che esplode e la narcolessia) che influenzano le loro abitudini del sonno. A poco a poco scopriamo che gli effetti non si limitano esclusivamente alla sfera del sonno, dal momento che le conseguenze influiscono su tutti gli aspetti della vita, per esempio quando si hanno incubi anche da svegli e il cervello scatena esperienze sensoriali estreme durante il sonno. È questa mancanza di controllo che lega i protagonisti del film.

Il film si apre come un documentario tradizionale, girato peraltro magnificamente, fino a quando il mondo irrazionale dei sogni non inizia a prendere lentamente piede. In the Arms of Morpheus si trasforma in un'esperienza sensoriale per lo spettatore, che può così farsi un'idea sull'argomento del documentario, grazie al lavoro che il regista svolge nel ritrarre visivamente i disturbi dei protagonisti. Uno di questi è il musicista olandese Arnold de Boer. Ripreso nel suo studio, lo si vede circondato dai numerosi amplificatori per chitarra che utilizza per ricreare quei suoni inquietanti, descritti come sinapsi che esplodono, che sente nella sua testa quando dorme, e gli spiacevoli suoni che si sentono ci fanno rivivere la sua esperienza. Schmidt utilizza inoltre effetti visivi per attirare lo spettatore all'interno di questo febbrile mondo dei sogni, creando sequenze di grande impatto e allo stesso tempo inquietanti, come la scena che mostra una delle protagoniste mentre, in sogno, attraversa un lungo corridoio che la porta nel soggiorno di casa sua. Qui, vede se stessa, circondata dai suoi mobili bruciati, nell'atto di rispondere all'intervista che lo spettatore sta ascoltando. La scena scatena una sensazione che probabilmente tutti conosciamo, frutto dei nostri sogni: quella sensazione di essere in una situazione spiacevole, su cui non abbiamo nessun controllo.

Il documentario ci insegna che questi disturbi controllano la vita delle persone che ne soffrono, e alcuni sono così severi da influenzarne la routine quotidiana. Il mondo in cui viviamo ci permette di crearci un'esistenza su misura, ma solo fino a un certo punto. L'irrazionalità di uno di questi eventi visivi spinge Emily Simons, una dei protagonisti, a cercare risposte nel regno metafisico della tradizione religiosa afro-surinamese dei suoi antenati. Indipendentemente da quanto sia estensiva la ricerca dei protagonisti, il tesoro che cercano è qualcosa che per noi è scontato: un bel sonno ristoratore tra le accoglienti braccia di Morfeo.

In the Arms of Morpheus è diretto da Marc Smchmidt e girato da Jean Counet. Il film è prodotto da Doxy Films, in collaborazione con l'emittente olandese KRO-NCRV e la società di produzione belga Associate Directors. Some Shorts si occupa invece della distribuzione internazionale.

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(Tradotto dall'inglese da Enrico Brazzi)

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