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ARRAS 2019

Recensione: Cărturan

di 

- Il debutto nel lungometraggio di Liviu Săndulescu è una meditazione avvincente sulla mortalità

Recensione: Cărturan
Vlad Popescu e Teodor Corban in Cărturan

Dopo una prima mondiale nella competizione internazionale del Warsaw International Film Festival e un'uscita nazionale lo scorso venerdì, il debutto del regista rumeno Liviu Săndulescu, Cărturan [+leggi anche:
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, è attualmente in gara nella Competizione europea del Festival di Arras (8-17 novembre). Il film è una meditazione imperfetta, in qualche modo ripetitiva, ma comunque avvincente sulla mortalità, con una performance ammirevole di Teodor Corban (One Floor Below [+leggi anche:
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).

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Incontriamo il protagonista del film, Vasile Cărturan, nel primissimo fotogramma. Stanco 60enne, ritorna nel suo villaggio e scopriamo presto da una conversazione con le sue vicine (Dana Dogaru e Cristina Flutur), che si occupano del nipote di Cărturan Cristi (Vlad Popescu), che l’uomo è andato in città per indagare su alcuni misteriosi dolori allo stomaco. Ciò che Cărturan non dice subito è che gli sono stati dati solo pochi mesi di vita. L'uomo si propone di mettere in ordine i suoi affari, prima di tutto trovare una famiglia affidataria per suo nipote orfano, una delle sue maggiori sfide.

Ciò che è veramente impressionante in Cărturan è che la sceneggiatura, scritta da Săndulescu insieme a Bogdan Adrian Toma, è completamente priva di fatalismo. Il protagonista silenzioso sembra aver accettato il suo destino nel momento in cui i medici hanno emesso la loro diagnosi e procede a spuntare ogni voce nella sua lista di cose da fare. C'è qualcosa di incredibilmente stoico, austero e sereno nel modo in cui affronta la sua mortalità, e questa è forse la più grande forza della storia, insieme alla performance discreta e onesta di Corban che dà profondità e umanità a un personaggio la cui impotenza di fronte alla morte in realtà diventa la sua risorsa principale in relazione agli altri personaggi.

Con le sue radici profondamente affondate nella gamma di argomenti social-drammatici favoriti dalla cosiddetta New Wave rumena, Cărturan trova il tempo per discutere di corruzione, burocrazia e incapacità del sistema di soddisfare alcune delle necessità essenziali dei suoi cittadini. Il film esplora anche un conflitto alquanto aneddotico tra il protagonista e il prete del villaggio (Adrian Titieni, probabilmente l'attore rumeno con la più impressionante collezione di personaggi secondari al suo attivo), che è riluttante a officiare una cerimonia di beneficenza mentre Cărturan è ancora vivo.

Purtroppo, alcune delle scelte registiche fanno sembrare il film troppo artificiale, poiché troppe inquadrature sono irritantemente statiche, con due o tre personaggi seduti a un tavolo che parlano. Anche le loro battute sono in qualche modo ripetitive, in quanto molti personaggi affermano la loro incapacità di aiutare Cărturan o capire la sua difficile condizione. Il più delle volte, c'è un contrasto esagerato tra la natura straordinaria della situazione del protagonista e la banalità dei suoi incontri, che potrebbe sorprendere e persino frustrare il pubblico. Quando Cărturan riceve la bara che ha ordinato al falegname del villaggio, scherza: "Sei sicuro che ci starò dentro?". Non scopriamo mai se ci entrerà, ma la storia sembra decisamente progettata per soddisfare determinati requisiti prestabiliti che tarpano le ali a Cărturan e limitano ciò che avrebbe potuto essere.

Cărturan è prodotto da Mandragora (Romania), e coprodotto dalle compagnie svedesi Film i Väst e Doppelganger. Il film esce in Romania con il ramo distribuzione di Mandragora, Iadasarecasa.

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(Tradotto dall'inglese)

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