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BLACK NIGHTS 2019 Concorso Opere prime

Recensione: Buio

di 

- Il film d'esordio di Emanuela Rossi è una rilettura post-apocalittica e femminista sui temi della cattività, degli abusi in famiglia e della liberazione

Recensione: Buio
Denise Tantucci, Gaia Bocci e Olimpia Tosatto in Buio

La premessa di tre ragazze che vivono in isolamento con il padre in tempi di apocalisse suona familiare, ma la regista esordiente Emanuela Rossi, che dirige una sceneggiatura che ha co-scritto con Claudio Corbucci, ha cercato di fare qualcosa di nuovo e in sintonia con le tendenze tematiche contemporanee. Buio [+leggi anche:
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ha avuto la sua première nella sezione Panorama italiano di Alice nella Città e ora è stato presentato in anteprima internazionale nel Concorso Opere prime di Tallinn Black Nights.

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Tre sorelle con nomi significativi, Stella (Denise Tantucci), Luce (Gaia Bocci) e Aria (Olimpia Tosatto), vivono con il padre (Valerio Binasco, visto in Noi credevamo [+leggi anche:
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) in una villa spaziosa, appartata e buia. Il padre dice loro che qualcosa è andato storto con il sole, e che due terzi della popolazione è morta a seguito di questo evento. Fuori non c'è posto per le ragazze, solo gli uomini più forti possono sopravvivere. Così, quando non è a casa a imporre i suoi brutali metodi educativi alle figlie, il padre esce ogni giorno per comprare cibo e altre cose necessarie. Le sorelle, nel frattempo, restano a casa guardando vecchi video di fitness e facendo giochi solitamente guidati da Stella, per lo più mirati a ricostruire il passato che condividevano con la loro defunta madre.

Stella è la più grande delle tre e ricorda il mondo prima dell'apocalisse – abbastanza bene da non credere ciecamente a tutte le storie raccontate dal padre. Inoltre, non è affatto felice di essere confinata nel ruolo della donna abusata della casa. Luce ha appena avuto il suo primo ciclo mestruale e il padre sta spostando la sua incestuosa attenzione su di lei. Aria, la più giovane, non parla, ed è difficile dire cosa pensa, conosce o capisce della situazione. Dopo un incidente in cui Aria lascia la casa e Stella va a riprenderla, e dopo un paio di giorni di assenza continuativa del padre, Stella decide di riaffacciarsi al mondo...

Scopre così che le storie raccontate dal padre sono molto lontane dalla verità, quindi l'oscurità del titolo assume un significato metaforico ulteriore: le stanze buie sono il problema minore, e la vera oscurità qui viene da una vita trascorsa sotto il giogo della tirannia e degli abusi. Chiaramente, l'intenzione di Rossi era quella di convertire una certa premessa in una storia profondamente femminista di liberazione, come è evidente dal fatto che il film è dedicato a tutte quelle ragazze che resistono. Il problema che ha dovuto affrontare è la prevedibilità delle convenzioni drammaturgiche che lei e Corbucci hanno usato per portare avanti la trama. Questo, unito ai personaggi ampiamente abbozzati, relegati ad avere un certo numero di caratteristiche di base, sarebbe sufficiente per un semplice film di genere, ma non funziona molto bene in questo tipo di mélange, che combina fantascienza post-apocalittica, thriller, film per famiglie e fiaba.

Da un'altra parte, Rossi compensa questo con la sua direzione misurata delle giovani attrici, che sembrano tutte naturali nei loro ruoli, essendosi concentrata nel fornire il giusto numero di dettagli per costruire un mondo e creare una straordinaria esperienza audiovisiva attraverso la scenografia e i costumi, e l'uso della musica, sia classica che contemporanea, come strumento narrativo. La fotografia poco profonda di Marco Graziaplena serve bene allo scopo e sfrutta al meglio i luoghi, sia interni che esterni.

Buio è una produzione italiana di Courier Film.

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(Tradotto dall'inglese)

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