Recensione: Gutterbee
- Il secondo lungometraggio di Urlich Thomsen esamina lo scontro tra un produttore di salsicce tedesco e il bigottismo americano
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scheda film], il secondo film diretto dall'attore e regista danese Urlich Thomsen. È una satira, una commedia e un dramma su razzismo e salsicce che, ambientato in una decadente cittadina americana, flirta anche con il neo-western. Gutterbee è presentato in anteprima europea nel Concorso ufficiale del Tallinn Black Nights Film Festival, un mese dopo la sua anteprima mondiale al Festival Internazionale del Film di San Paolo.
Lo sceriffo Brown (Chance Kelly) assume il ruolo di narratore sullo schermo e ci accompagna attraverso gli eventi che si sono svolti nella cittadina del titolo, nel sud-ovest americano. Tutto ha avuto inizio quando il bullo razzista locale, Jimmy Jerry Lee Jones Jr. (interpretato da W. Earl Brown), che si credeva il capo della città, si è inimicato tutti per rivolgere la sua attenzione e molestare il calmo insaccatore e studioso tedesco Edward Hofler (l'attore scozzese Ewan Bremner), un uomo deciso ad aprire un ristorante di salsicce chiamato Gourmet House of Refuge in una cappella sconsacrata che ha comprato in città. Jimmy odia tutto ciò che è straniero, compresi gli stranieri e il cibo straniero. Di fatto, usa lo slogan “America First” di Donald Trump come saluto e si fida ciecamente delle abilità paranormali del suo gallo nel percepire lo straniero in città. A nessuno piace davvero Jimmy e nessuno si occupa della sua visione del mondo, ma neanche osa confrontarsi con lui, sapendo che è supportato dall'avido sacerdote evangelico della città (Clark Middleton). Questo fino a quando Edward non rifiuta di abbandonare il suo progetto e andarsene. Oltre allo sceriffo, che rimane più o meno passivo, il film condivide anche il punto di vista di un altro personaggio, Mike (Antony Starr), uno spaccone ed ex scagnozzo di Jimmy che è diventato il nuovo socio in affari di Edward dopo essere uscito di prigione, e che cerca di fare da mediatore prima che lo scontro si faccia duro. E dopo alcuni incidenti, è proprio ciò che succede...
Il problema principale di Gutterbee è che lo sceneggiatore-regista Thomsen sembra incerto su ciò a cui sta puntando: una commedia che va dalle grasse risate al disgustoso fino al bizzarro; una satira; un esame del panorama sociale dell'America rurale; un dramma sul razzismo, un'affermazione contro di esso o qualcosa di completamente diverso. Il film è pieno di personaggi, ciascuno definito solo da una o due stranezze, e la storia occasionalmente si allontana in molte sottotrame che tendono a non andare da nessuna parte e servono solo a passare il tempo o a suscitare una risata o due, mentre la trama generale del film si sposta semplicemente avanti e indietro tra un conflitto e l’altro.
Il cast, composto principalmente da attori anglofoni appartenenti ai ranghi del cinema indie e della televisione, ha il difficile compito di trovare e mantenere la giusta miscela di stranezza e caricatura che si adatta meglio ai loro personaggi. Ma il vero problema è che tutti devono farlo individualmente e da soli, poiché non esiste un chiaro personaggio principale. Come ex attore, Thomsen dovrebbe essere in grado di comunicare esattamente ciò che vuole dal suo cast, eppure non sembra farlo, quale che ne sia il motivo: potrebbe essere una mancanza di interesse, un'incapacità registica o semplicemente l'assenza di una qualsiasi idea di base su cosa fare con tutti questi personaggi.
Ma Gutterbee non è una visione difficile. È leggero, arioso e, in definitiva, divertente, con le lezioni di Edward sulla storia e sui vari tipi di salsicce come punti salienti, insieme al modo in cui il film schiaffeggia gli evangelici per la loro avidità o bigottismo. È anche molto bello da vedere – grazie alla fotografia di Anthony Dod Mantle (Antichrist [+leggi anche:
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Gutterbee è una produzione danese di Pro Tempore Film.
(Tradotto dall'inglese)