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IDFA 2019

Recensione: Speak So I Can See You

di 

- Il documentario di Marija Stojnić racconta la storia di Radio Belgrado, una delle più antiche stazioni radio in Europa

Recensione: Speak So I Can See You

Radio Belgrado ha iniziato le sue trasmissioni oltre 90 anni fa ed è oggi l'unica stazione radio della Serbia che offre ancora ai suoi ascoltatori una ricca programmazione culturale. Il documentario di Marija Stojnić, Speak So I Can See You [+leggi anche:
trailer
intervista: Marija Stojnić
scheda film
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, proiettato nella sezione First Appearance dell'IDFA di quest' anno, è un omaggio sperimentale di 73 minuti ai ricordi e all'importanza storica di questa stazione radio. Prima di girare il suo film d'esordio, Stojnić ha realizzato alcuni cortometraggi, tra cui Between Dream and Dream (2008) e Girl Who Opposed the Sun (2014), oltre a lavorare nel campo documentaristico, svolgendo principalmente ruoli di produzione.

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In teoria, realizzare un lungometraggio documentario sperimentale sul valore culturale di una stazione radio pubblica non è un compito facile. Tuttavia, la regista compie la sua missione e regala agli spettatori un'esperienza audiovisiva piacevole e accattivante. Il titolo deriva da una frase attribuita da Erasmo da Rotterdam a Socrate (la citazione originale è in realtà "parla con me, in modo che io possa vederti”), e questa è certamente una scelta adatta, poiché l'intero film è incentrato sul potere e la bellezza del suono radiofonico, capace di ammaliare il suo pubblico e consentirgli di imparare, sperare, sognare e riflettere. Stojnić adotta un duplice approccio cinematografico, alternando scene di osservazione (spesso mostrando lo staff che discute o prova i suoi programmi) con altri più astratti, dove musica, annunci, drammi radiofonici, vecchie registrazioni e altri brani audio riempiono gli spazi vuoti dell'edificio di Radio Belgrado.

Mentre si guardano queste scene, la sensazione è quella di esplorare il contenuto di una capsula del tempo. A volte la telecamera si muove in modo e velocità simili a quelli delle immagini satellitari, conferendo un'aura speciale all'edificio e lasciando spazio alla riflessione e alla contemplazione. In una di queste scene, ad esempio, la telecamera fa lentamente inclinare il soffitto e la voce di un oratore esprime pensieri affascinanti sulla vastità dell'universo e le sue origini, accompagnata da un brano strumentale che raggiunge gradualmente un crescendo. Solo alla fine, quando la musica si attenua, l'oratore rivela che queste erano le parole dell'astronomo americano Carl Sagan, citate dal suo famoso libro di scienza Cosmos.

Nel frattempo, altre parti sono impregnate di un umore piuttosto originale, "inquietante", in cui la miscela di voci, suoni, echi e luci richiama l'estetica dei film dell'orrore, accentuando il forte potere sinestetico del film. In generale, il documentario è ricco di questi momenti brillanti, che contribuiscono tutti a far luce su decenni di storia jugoslava e post-jugoslava, come testimoniato dalla stazione radio, facendo provare così allo spettatore un'esperienza cinematografica davvero unica. E lascia anche, in modo lodevole, spazio all'ironia.

Speak So I Can See You è stato prodotto dalla regista stessa e da Milos Ivanovic per le case serbe Set Sail Films e Bilboke, in collaborazione con l'emittente pubblica finlandese YLE. Le sue vendite internazionali sono gestite da Wouter Jansen per la Square Eyes, che ha sede a Nijmegen.

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(Tradotto dall'inglese da Manuela Salipante)

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