BLACK NIGHTS 2019 Concorso Opere prime
Recensione: Isaac
di Marta Bałaga
- Jurgis Matulevičius emerge come un talento da tenere d'occhio grazie a un film che va contro le sirene del nazionalismo
Proiettato nell’ambito del Concorso Opere prime del Black Nights di Tallinn, Isaac [+leggi anche:
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intervista: Jurgis Matulevičius
scheda film] Jurgis Matulevičius sembra davvero uno dei film più convincenti dell'ultima edizione del festival estone, e anche il più sorprendente. Anche se la scena iniziale, filmata in bianco e nero, ritrae gli orrori della Seconda guerra mondiale in un piano sequenza (come la scena di Copacabana di Goodfellas, ma con un maiale e più urla), suggerendo un universo simile a quello già visto in Ida [+leggi anche:
recensione
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intervista: Pawel Pawlikowski
intervista: Pawel Pawlikowski
scheda film], le cose prendono presto una piega inaspettata. Matulevičius sembra volerci dire che questa non è una storia che abbiamo visto prima, ma una storia che avremmo voluto vedere.
Basato su un racconto di Antanas Škėma e primo film in assoluto ad adattare la sua opera, Isaac è un film complesso e ambizioso. La storia tratta di un trauma profondo che non ha una soluzione facile, mentre cerca di affrontare il passato di un intero paese, cosa che sembra essere sempre più problematica. Inoltre, i personaggi mantengono profondi segreti che finiscono per distruggere le loro relazioni intime, molto più efficacemente di qualsiasi rivelazione. Gediminas (Dainius Gavenonis), un regista che è appena tornato da un viaggio negli Stati Uniti, cerca di catturare tutti questi elementi negli anni '60, ma finisce sempre per tornare sullo stesso argomento: il massacro del garage Lietūkis nel 1941, che diventa l’amara madeleine proustiana del film. Dal canto suo, il suo amico Andrius (Aleksas Kazanavicius) sa molto di più a tal proposito di quanto vorrebbe ammettere, qualcosa che cerca di nascondere anche a sua moglie, Elena (Severija Janušauskaitė), dalla quale è sempre più distante.
Il film attraversa decenni, personaggi, generi, voci e ricordi che sono ancora dolorosamente presenti, come una piccola scheggia incastrata sotto la pelle. In ogni caso, Isaac non è un'opera che si può vedere con il pilota automatico, ma richiede uno sforzo reale da parte dello spettatore. Sebbene il film di Matulevičius meriti di essere elogiato per la sua complessa rappresentazione della guerra, o piuttosto per i suoi effetti duraturi, è anche un dramma impressionante, che presenta un trio protagonista unico con una chimica invidiabile. Siamo di fronte a tre personaggi visibilmente danneggiati che si rifiutano di arrendersi, nonostante tutti i tentativi falliti di stabilire una sorta di connessione emotiva. Matulevičius osserva tutto con calma, ma la sua visione equilibrata è degna di lode. Nel suo film, la guerra non è semplicemente il problema di un uomo, ma il fallimento di tutta l'umanità.
Tutto ciò rende il film qualcosa di più di un esordio brillante, un'espressione che tende a minimizzare i meriti delle opere prime. Isaac è semplicemente un film brillante. Inoltre, include una delle frasi più appropriate che questa cronista abbia ascoltato da molto tempo, in risposta alle "controversie" generate da alcuni film recenti, che osano riaprire vecchie ferite nazionali. "Stiamo filmando la storia", dice Gediminas, cercando di calmare un attore che rifiuta di interpretare una scena che considera troppo volgare. "La storia è indecente?". Non puoi nemmeno immaginare quanto.
Isaac è una coproduzione lituano-polacca guidata da Stasys Baltakis per Film Jam, in coproduzione con Vitaliy Sheremetiev e Natalia Libet (Esse House), e Kuba Kosma (Takfilm).
(Tradotto dall'inglese)
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