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FILM / RECENSIONI Italia / Francia

Recensione: Pinocchio

di 

- Matteo Garrone ha mantenuto lo spirito originario dell’iconico burattino e non si è fatto influenzare dalle tendenze della produzione fantasy di oggi. Nelle sale italiane dal 19 dicembre

Recensione: Pinocchio
Roberto Benigni in Pinocchio

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è un film per ragazzi? Si, forse. E’ l’incerta risposta alla domanda che molti si stanno facendo prima del consueto appuntamento con i film di Natale. Cosa aspettarsi da un regista che si è ispirato alla cronaca nera, con protagonisti oscuri come il tassidermista omosessuale ucciso dal suo protégé, o l’uomo ossessionato dalle ragazze anoressiche? Che ha incontrato il successo internazionale descrivendo il mondo affaristico e criminale della camorra napoletana, ha raccontato la paranoia progressiva di un partecipante ad un reality televisivo, ha poi affrontato il fantasy seicentesco dalle tinte horror, per tornare alla cronaca brutale di un toelettatore di cani di periferia che tortura un pugile fino alla morte?  

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Pinocchio è soprattutto un film di Matteo Garrone, ma non assomiglia a Il racconto dei racconti [+leggi anche:
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. È piuttosto una interpretazione filologicamente corretta di un classico della letteratura italiana per ragazzi di fine ‘800. Il regista ha mantenuto lo spirito infuso al racconto da Carlo Collodi, che pubblicò nel 1881 il libro che ha creato un’icona universale, stimolando mille interpretazioni filosofiche e psicanalitiche. Garrone non si è fatto influenzare dalle tendenze che orientano la produzione cinematografica fantasy di oggi. Ha utilizzato al meglio la tecnologia a disposizione del nostro tempo, senza guardare ad altri modelli. Semmai, più che preoccuparsi del passato (incluso il progetto di Stanley Kubrick realizzato da Steven Spielberg, A.I.), il Pinocchio di Garrone deve accettare una sfida nel futuro: Disney sta preparando il remake del suo celebre cartone del 1940 in versione live-action con Robert Zemeckis alla regia, mentre Guillermo del Toro prodotto da Netflix è partito con la sua personale versione del burattino, in stop motion.

Sin dalla prima sequenza, Garrone ci immerge in un modo rurale, in cui si soffre la fame, e la fotografia del danese Nicolaj Brüel, già con Garrone per Dogman [+leggi anche:
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intervista: Matteo Garrone
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, aiuta a trasmettere questo mondo antico, tra realtà e immaginario, con una gamma di colori caldi e brunastri. Persino il Paese dei Balocchi ha i colori di una cascina di campagna e non di un più moderno Luna Park. Roberto Benigni, che ha realizzato e interpretato nel 2002 il suo Pinocchio [+leggi anche:
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, riempie subito la scena nei panni di Geppetto, ed il suo potenziale espressivo è garanzia di un pubblico allargato a cui rivolgersi. “Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno: ma un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo”. Con la sua dichiarazione d’intenti il sognatore Geppetto è l’alter ego del regista, che da una materia prima come il legno, e cioè la vita, vuol fabbricare il suo cinema meraviglioso. Le scene “orrorifiche” ci sono ma sono moderate — i piedi bruciati di Pinocchio, la sua impiccagione da parte del Gatto e la Volpe, la trasformazione in asinello - e questo tirare le briglie può forse raffreddare il racconto e il suo pathos originario. Il piccolo protagonista Federico Ielapi è nascosto dietro il make up dal maestro truccatore Mark Coulier (Harry Potter), Massimo Ceccherini, che è anche co-sceneggiatore con Garrone, è una magnifica Volpe. E mentre la Fata di Marine Vacth è lignea ed inespressiva, le interpretazioni seppure brevi di ottimi attori come Gigi Proietti, Rocco Papaleo, Maria Pia Timo, Davide Marotta, Paolo Graziosi, Massimiliano Gallo, Teco Celio, Maurizio Lombardi e Nino Scardina rimandano ad una tradizione teatrale italiana che sublima la forma cinematografica.   

Pinocchio è una coproduzione Italia/Francia di Archimede con RAI Cinema e Le Pacte, con Recorded Picture Company, in associazione con Leone Film Group, con il contributo del MIBAC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e di Eurimages, con il sostegno della Regione Lazio, con il contributo della Regione Puglia, Fondazione Apulia Film Commission e della Regione Toscana – Toscana Promozioni, con il contributo di Canal+ e di Cine+. Le vendite internazionali sono curate da HanWay Films.

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