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STOCKFISH 2024

Recensione: Tove’s Room

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- Il lungometraggio di Martin Zandvliet è un teso kammerspiel che ruota attorno all'acclamata scrittrice danese Tove Ditlevsen e alla sua relazione tossica con il marito

Recensione: Tove’s Room
Paprika Steen in Tove’s Room

Nel suo ultimo lavoro, Tove's Room, Martin Zandvliet sceglie di concentrarsi su un giorno della vita di Tove Ditlevsen (interpretata da Paprika Steen), un'acclamata poetessa e scrittrice, nonché una delle più note intellettuali danesi al momento della sua morte nel 1976. Siamo a Copenaghen nel 1969 e l'intera azione di questo kammerspiel teso e nevrotico – ma molto intrigante – si svolge tra le quattro pareti del salotto della scrittrice. Il film è stato proiettato allo Stockfish Film Festival di quest'anno (4-14 aprile) dopo essere stato presentato in anteprima al Santa Barbara International Film Festival a febbraio.

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La regia di Zandvliet è azzeccata. Invece di imbarcarsi in un classico racconto biografico molto prevedibile, decide di immergere il pubblico in uno dei momenti più critici dell'esistenza della scrittrice. Sposata e divorziata quattro volte nel corso della sua vita e colpita ripetutamente da depressione e altri problemi di salute mentale, il fardello interiore della Ditlevsen è qui ulteriormente aggravato dalla presenza del giornalista Victor Andreasen (Lars Brygmann), suo marito tossico e possessivo che sembra godere nel vedere la moglie attraversare alti e bassi, e che continua a manipolare la sua percezione e la sua volontà.

La posizione dello spettatore, che si sente sempre più perplesso e impotente mentre assiste al crescente dolore di Ditlevsen e al comportamento abusivo di Andreasen, è almeno in parte incarnata dal giovane e promettente scrittore Klaus Rifbjerg (Joachim Fjelstrup), un terzo personaggio che si presenta per caso in salotto all'ora di pranzo e si aspetta di godersi un pomeriggio di discussioni sull'arte e la letteratura.

Il cast è ben oliato e interpreta splendidamente le proprie parti: Steen infonde al suo ruolo la giusta dose di fragilità e disperazione e non riesce ad assecondare appieno lo stile di vita perverso del marito; Fjelstrup ritrae un giovane uomo che finisce per essere coinvolto in una surreale lotta tra l'amica e il marito di lei, chiedendosi continuamente se debba andarsene o restare; e Brygmann fa un ottimo lavoro nell'interpretare un uomo odioso ma sofisticato, incapace di gestire la sua crescente invidia e frustrazione. La quarta e ultima presenza, significativa e non invadente, è quella di Fru Andersen (Sonja Oppenhagen), la vecchia governante della coppia. Andersen agisce come un occhio spiante e giudicante che li osserva entrambi, influenzando indirettamente la paranoia di Ditlevsen e il senso di rovina imminente.

Nel corso di soli 70 minuti, Zandvliet regala agli spettatori un film piccolo e ben fatto, i cui punti di forza principali sono i dialoghi solidi e le interpretazioni brillanti. A volte può sembrare un po' troppo verboso – non c'è da sorprendersi, visto che il film sembra palesemente una rappresentazione teatrale – ma alla fine gli spettatori saranno ricompensati, trovando almeno alcune risposte ai dubbi e alle domande che possono sorgere lungo il percorso. Tecnicamente parlando, la fotografia di Camilla Hjelm è impeccabile: riesce a infondere un'atmosfera casalinga, ma allo stesso tempo fredda, in cui predominano i toni del blu e del marrone. Dal canto loro, i montatori Per Sandholt e Ida Bregninge fanno un buon lavoro, mantenendo il ritmo di questa storia snervante e valorizzando le sentite interpretazioni del cast.

Tove’s Room è prodotto dalla danese Nordisk Film Production. TrustNordisk si occupa delle vendite mondiali.

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(Tradotto dall'inglese)

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