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BERLINALE 2020 Encounters

Recensione: Servants

di 

- BERLINALE 2020: Lo slovacco Ivan Ostrochovský realizza un film d'autore intransigente con un tocco di thriller attorno alla storia della Chiesa cattolica nella Cecoslovacchia comunista

Recensione: Servants

Il regista slovacco Ivan Ostrochovský ha iniziato la sua carriera nel lungometraggio come uno dei tre co-registi di Velvet Terrorists [+leggi anche:
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, per poi fare il suo debutto da solista con Koza [+leggi anche:
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. Mentre il primo era un documentario con elementi di finzione e il secondo un film di finzione con protagonisti della vita reale che interpretavano se stessi, l'ultima opera del regista, e quella di maggior successo, Servants [+leggi anche:
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, è pura finzione, sebbene basata su eventi storici. Il film è stato presentato in anteprima mondiale nella sezione Encounters della 70ma Berlinale.

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Scritto da Rebecca Lenkiewicz (Ida [+leggi anche:
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), Marek Lešcák (The Interpreter [+leggi anche:
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) e Ostrochovský, il film si svolge nei primi anni '80 nel seminario della Facoltà teologica di Bratislava. Due futuri sacerdoti, Juraj (Samuel Skyva) e Michal (Samuel Polakovic), arrivano dalle campagne e conoscono piano piano la vita nel seminario, nonché la loro "guida spirituale", un sacerdote incaricato di prendersi cura di loro (Milan Mikulcik) e, come vedremo presto, il non così potente decano (Vladimir Strnisko).

All'epoca, il rapporto tra lo Stato comunista e la Chiesa cattolica in Cecoslovacchia era teso e complesso. Nel 1971 si formò un'organizzazione clericale sponsorizzata dal regime di nome Pacem in Terris per garantire che i sacerdoti agissero in modo conforme all'ideologia statale, ma teoricamente incompatibile con i loro insegnamenti. Le due istituzioni coesistevano simultaneamente sotto le norme comuniste.

Naturalmente c'è una certa resistenza contro questo tradimento della dottrina tra i sacerdoti, e questa estende i suoi tentacoli anche nel seminario. Il curioso Michal viene introdotto ad essa da uno studente più anziano (Tomas Turek), dopo che un opuscolo di protesta contro l'accettazione dell'ideologia da parte della Chiesa appare su una bacheca del seminario. I servizi di sicurezza dello Stato vengono a indagare, guidati dallo spaventoso Dottor Ivan, interpretato da Vlad Ivanov, una scelta di casting che illustra bene lo spirito meschino, insicuro e controllore del regime.

Sebbene le premesse evochino un thriller, l'approccio di Ostrochovský è puramente autoriale. Filmato magistralmente in un contrastato bianco e nero e in formato accademico da Juraj Chlpik, il film è composto quasi esclusivamente da inquadrature a camera fissa. Chlpik usa la rigida architettura del seminario sullo sfondo per trasmettere l'atmosfera opprimente, che è fortemente supportata dal ritmo intimidatorio e lento del film e dalla colonna sonora quasi horror, che comprende ronzii, cigolii e voci femminili inquietanti.

La narrazione manca quasi completamente di esposizione: non sono i fatti o le spiegazioni che interessano al regista, ma un dilemma, sia morale che pratico, all'interno dei personaggi principali e nel rapporto tra dottrina e ideologia. Ma la cosa più impressionante di Servants è il modo in cui Ostrochovský riesce a sostenere l'incessante tensione e l'incertezza durante gli 80 minuti di durata del film. I suoi lavori precedenti, sebbene piuttosto riusciti, non presentavano un uso così esperto del linguaggio cinematografico, con un ritmo ben dosato nel passaggio tra interni di seminari ascetici ed esterni socialisti concreti e fangosi, l'inquadratura e la messa in scena meticolose, le scelte di casting modeste ma perfette, e una serie di dettagli narrativi impliciti che mostrano chiaramente come entrambe le istituzioni controllassero i loro membri.

Servants è una coproduzione delle slovacche Punkchart Films, Sentimentalfilm e Radio and Television Slovakia, le rumene Point FilmLibra Film e Hai Hui, la ceca Negativ e l’irlandese Film and Music Entertainment. Loco Films, con sede a Parigi, detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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