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TRIBECA 2020

Recensione: Wonder Boy, Olivier Rousteing, né sous X

di 

- Anissa Bonnefont firma un emozionante primo lungometraggio documentario con il suo ritratto contrastato del direttore artistico di Balmain alla ricerca delle proprie radici

Recensione: Wonder Boy, Olivier Rousteing, né sous X

"Più so dove sto andando, più ho bisogno di sapere da dove vengo". Il successo sgargiante, il talento creativo dispiegato a un ritmo di lavoro intenso, il benessere materiale e i turbini della fama internazionale non possono nulla per sradicare le domande esistenziali più personali e profonde, la solitudine interiore e il silenzio dello specchio quando il frastuono e la frenesia dei giorni svaniscono.

È al centro di questo grande divario tra un destino eccezionale, quello di un giovane direttore artistico protagonista dell'alta moda mondiale, e la sua toccante ricerca di identità sulle tracce dei suoi genitori biologici, che la regista francese Anissa Bonnefont ha scelto di immergere il suo ottimo primo lungometraggio, Wonder Boy, Olivier Rousteing, né sous X [+leggi anche:
trailer
intervista: Anissa Bonnefont
scheda film
]
, nominato al César 2020 per il miglior documentario e in concorso (in prima internazionale) al 19° Festival di Tribeca attualmente in corso online per giurie e professionisti.

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"Ieri il DASS (Dipartimento per la salute e gli affari sociali) mi ha chiamato e mi hanno confermato che hanno trovato il mio fascicolo e che c'era qualcosa dentro. Mi ha detto: non so se risponderà a tutte le sue domande, ma ci saranno sicuramente risposte ad alcune delle sue domande". Sotto i riflettori, Olivier Rousteing veste Jennifer Lopez, Rihanna, Beyoncé, Juliette Binoche e tanti altri. "Work addict", è immerso nei preparativi per le collezioni Balmain e le sue sfilate ultra mediatiche che attirano la crema del jet set (Anna Wintour, Neymar, Orlando Bloom, Kim Kardashian, Cindy Crawford, ecc.) nella ben nota cornice di allestimenti meticolosi, backstage survoltati, servizi fotografici a New York o in castelli, champagne e feste...

Ma nell’intimo, solo nel suo ampio e lussuoso appartamento parigino, il giovane trentenne meticcio è pieno di dubbi: "Per chi lo faccio? Di fatto, quando i tuoi genitori non ti vogliono, dici a te stesso: perché esisti?". Rousteing fu infatti abbandonato alla nascita a Bordeaux nel 1985 prima di essere adottato da una famiglia amorevole. Un mistero originale che ha plasmato il suo carattere (il perfezionismo e un’ambiziosa volontà di mettersi alla prova, la necessità di controllare tutto, di dissimulare e di proteggersi dalle proprie emozioni), ma che è anche una inspiegabile ferita mai chiusa e fonte di solitudine dolorosa e segreta. Oggi ha la forza e il desiderio di affrontare questo passato e ha avviato le procedure amministrative necessarie per sollevare il velo sull'enigma della sua venuta nel mondo. "La mia prima speranza è di dare una faccia ai miei genitori. Capire da dove vengo, le mie origini, perché sono cresciuto senza sapere davvero il perché di questo colore. E anche il motivo dell'abbandono". Ma le piste della sua vita che ricostruisce con l'aiuto del CNAOP (Consiglio nazionale per l'accesso alle origini personali) basteranno a tranquillizzarlo? E fino a dove è pronto ad andare?

Seguendo questa indagine passo dopo passo, Anissa Bonnefont crea un ritratto emozionante e molto accattivante, avvalorato dalla fiducia e dalla vicinanza che ha saputo instaurare con Olivier Rousteing, e messo in scena in modo molto solido (una menzione speciale a Thomas Brémond alla direzione della fotografia) alternando vita professionale e vita privata del personaggio, sequenze sociali ultra dinamiche e momenti di intimità toccanti. Un bellissimo equilibrio che dà a Wonder Boy, Olivier Rousteing, né sous X sia un "appeal" per il grande pubblico che un timbro autoriale che privilegia l'essere umano sotto le paillettes.

Prodotto da Stella Maris Pictures e coprodotto da Sultan Films, Wonder Boy, Olivier Rousteing, né sous X è venduto nel mondo da StudioCanal.

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(Tradotto dal francese)

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