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VENEZIA 2020 Fuori concorso

Recensone: Salvatore: Shoemaker of Dreams

di 

- VENEZIA 2020: Nel suo nuovo documentario, Luca Guadagnino dimostra che a volte si possono dare le scarpe giuste a un regista, ma non riuscirà comunque a conquistare il mondo

Recensone: Salvatore: Shoemaker of Dreams

Il film si apre con la realizzazione di quello che si rivela essere un paio di scarpe color rubino, molto simili a quelle indossate da Dorothy Gale ne Il mago di Oz, e Luca Guadagnino chiarisce perfettamente una cosa: nel suo documentario Salvatore: Shoemaker of Dreams [+leggi anche:
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, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, non siamo più in Kansas. Né siamo a Bonito, dove nel 1898 nacque Salvatore Ferragamo. Undicesimo di quattordici figli, ha usato la sua ambizione e la sua grinta per costruire un vero impero.

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Il film di Guadagnino - accompagnato a Venezia dal cortometraggio sulla pandemia Fiori, Fiori, Fiori - sebbene troppo dettagliato e molto più adatto al piccolo schermo, non riguarda solo l'uomo in questione; riguarda anche i film. Il che spiega perché anche Martin Scorsese si presenta per un’allegra chiacchierata e perché i riferimenti a Marilyn Monroe "che sfila solenne" con scarpe di Ferragamo sono così importanti. Probabilmente, questa è l’unica parte interessante di questo film troppo lungo e abbastanza noioso, poiché Ferragamo si rivela come qualcuno che, dopo essere arrivato in America con poco più di un po’ di formaggio e salame, ha ben presto capito dove fosse il futuro. Con Pola Negri e Rodolfo Valentino tra i suoi primi clienti, la sua ascesa non si è mai arrestata, e sebbene Guadagnino sembri interessato al talento di Ferragamo quanto alla sua abilità negli affari, sembra anche insinuare che sia stato il cinema a cementare la sua solida eredità: c’è un'analisi completa delle calzature di Gloria Swanson in Sadie Thompson del 1928, fatta per sottolineare il suo status di “decaduta”, con fiocchi un po’ troppo grandi e cinturini alla caviglia un po' troppo osé.

Il regista palermitano, che, sulla scia di Chiamami col tuo nome [+leggi anche:
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e di un remake stellato di Suspiria [+leggi anche:
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, è ora una celebrità a sé stante, racimola facilmente un gruppo di noti esperti, con Manolo Blahnik più pettegolo che mai. Il che ha senso, poiché nelle sue mani, la storia di Ferragamo e dei suoi progetti diventa anche una storia di fama, con le star del cinema che usurpano l'aristocrazia come la nuova élite, usando tutto ciò che possono, compresa la moda, per promuovere l'illusione. Non viene celato il fatto che questa sia agiografia estrema, con Ferragamo definito genio nonché un marito e padre meraviglioso, e con un’esperta che quasi perde la calma quando prende in mano uno stivale disegnato da Ferragamo per Il ladro di Bagdad – e che probabilmente non intende più rimettere al suo posto. Diventa stancante, come guardare un video realizzato per il compleanno importante di qualcuno con tema "sogno americano", e ascoltare i suoi familiari, tutti comprensibilmente adoranti sull'altare di Ferragamo, è un tormento. Ma almeno alcuni degli aneddoti qui raccontati sono abbastanza interessanti da renderlo un po’ più sopportabile, ed è difficile restare seri mentre si ascoltano le osservazioni del protagonista dall'oltretomba, riassunte dal semplice "Amo i piedi." Che magnifica ossessione aveva.

Salvatore: Shoemaker of Dreams è prodotto da Francesco Melzi d'Eril e Gabriele Moratti per l'italiana MeMo Films. Le sue vendite mondiali sono affidate a Sierra Affinity, e la distribuzione italiana a Lucky Red.

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(Tradotto dall'inglese da Ernesto Leotta)

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