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SAN SEBASTIAN 2020 Zabaltegi-Tabakalera

Recensione: Simon Calls

di 

- Il primo lungometraggio di Marta Sousa Ribeiro esplora i labirinti dell'adolescenza utilizzando vari formati, evidenziando che questa età di transizione è tutta confusione, ricerca e caos

Recensione: Simon Calls
Simon Langlois in Simon Calls

Nella sezione sempre audace, vivace e stimolante Zabaltegi-Tabakalera del 68mo Festival internazionale del cinema di San Sebastian, ha trovato la sua collocazione più logica Simon Calls [+leggi anche:
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, opera prima della regista portoghese Marta Sousa Ribeiro, che nella sua eterodossa proposta cinematografica si è avvalsa di tre direttori della fotografia diversi – Manuel Pinho Braga, Guilherme Daniel e Víctor Ferreira – per i vari formati e tempi che usa.

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Con una potente colonna sonora composta da Raimundo Carvalho che aggiunge intensità alla narrazione, il film ci porta nel vortice dell'adolescenza, quella fase confusa, terribile e allo stesso tempo meravigliosa che accompagna la crescita. Sousa Ribeiro ha costruito una sorta di puzzle – intervallato da immagini di adolescenti di strada tratte da documentari americani – che segue il Simon del titolo, che è figlio di genitori separati (il rapporto con loro è oscillante e ciclico), fratello maggiore di una bambina viziata e, come tutti i giovani di oggi, assiduo frequentatore di Internet.

La narrazione poco ortodossa pone il personaggio al termine dell'anno scolastico, impreparato per gli esami imminenti e spinto da sua madre ad affrontare l’argomento con suo padre. Ma dov'è davvero il ragazzo? Viaggia con la fantasia? Sogna forse una libertà che sembra irraggiungibile? O è semplicemente perso nel suo spazio mentale non lineare?

Girato in tre fasi (nel 2015, 2017 e 2019), nello stile di Boyhood di Richard Linklater (ma con le dovute le distanze), il film, che originariamente doveva essere un cortometraggio, è diventato, come ha confessato la regista, una versione maschile della sua stessa giovinezza, dove non mancano quei momenti di soffocamento, traboccante immaginazione e travolgimento meravigliosamente evocati dalla combinazione di formati stretti e lavoro ravvicinato con la videocamera.

Ma soprattutto Simon Calls – scritto dalla regista con la collaborazione del suo attore principale, Simon Langlois, che ha contribuito con molte sue esperienze personali – cerca di offrire un'immagine degli adolescenti vicina a come si vedono loro stessi (non il modo in cui noi adulti li guardiamo), come il web li influenza in aspetti trascendentali a quell'età come il modo di vestirsi e di pettinarsi, e cosa veramente cercano, bramano e sognano.

Marta Sousa Ribeiro (Lisbona, 1992) ha diretto i cortometraggi Yellowblueblackyellow, Four Floors e Why Not Circles Instead of Squares, animazione co-diretta con Joana Peralta. Nel 2014, insieme a quest'ultima e a Pedro Cabeleira ha fondato la società Videolotion (produttrice di Simon Calls), e nel 2017 hanno lanciato il loro primo lungometraggio: Verão danado [+leggi anche:
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intervista: Pedro Cabeleira
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, di Cabeleira, che ha ricevuto una menzione speciale nella sezione Cineasti del Presente del Festival di Locarno. L'anno successivo hanno prodotto la serie web Subsolo, di cui Marta ha diretto l'episodio Júlia, e l'anno scorso la regista ha diretto insieme a Peralta un episodio della serie animata per bambini Cubs.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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