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TRIESTE SCIENCE+FICTION 2020

Recensione: Meander

di 

- Premiato con il Nocturno New Visions Prize al Trieste Science+Fiction 2020, l'horror di Mathieu Turi ti farà iperventilare dalla claustrofobia

Recensione: Meander
Gaia Weiss in Meander

Non c’è niente di più azzeccato del fatto che ci sia una società di vendita di nome WTFilms dietro l'ultimo film di Mathieu Turi, recentemente mostrato al Trieste Science+Fiction Festival, dove ha ricevuto il Nocturno New Visions Prize. La verità è che Meander [+leggi anche:
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oltre ad essere un orgoglioso rappresentante del genere di film "WTF", è anche un lavoro piuttosto buono e davvero sinistro. Tuttavia, è inevitabile confrontarlo con Saw o Cube, poiché ancora una volta ci ritroviamo con un gruppo di persone intrappolate in un luogo sgradevole che le porterà a riflettere sul proprio comportamento, o semplicemente ad apprezzare di nuovo la vita.

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È esattamente quello che succede a Lisa (Gaia Weiss), che dopo aver accettato un viaggio in macchina con uno sconosciuto (il finlandese Peter Franzén, che sfoggia il suo miglior accento americano), si sveglia da sola in quello che sembra essere un tubo. L'autista ha lo stesso identico aspetto di un pericoloso assassino descritto alla radio pochi minuti prima che la giovane donna svenisse. Tuttavia, il suo riposo non dura a lungo. Quando si sveglia, Lisa scopre uno strano e luccicante braccialetto al suo polso, con un conto alla rovescia. Da quel momento la giovane donna deve cercare di uscire velocemente da quel luogo, che è pieno di trappole mortali e lunghi tunnel.

Anche se suona tutto un po' familiare (abbiamo già menzionato Saw e Cube, giusto?), Meander è efficace, spaventoso e anche molto divertente, con il suono dei respiri affannosi di Lisa accompagnati solo da rumori che segnalano un ulteriore pericolo in avvicinamento, mentre lei procede nell’esplorazione di questa strana costruzione. Lungo il percorso, la giovane incontra altri visitatori involontari e in decomposizione, alcuni dei quali deve smembrare con le proprie mani per poter passare.

Il film non spiega mai perché la protagonista si risvegli con un bel vestito in stile Barbarella, con i suoi capelli biondi pettinati in elaborate trecce, ma Lisa è lì per un motivo, incapace di superare una perdita dolorosa che le aveva stravolto la vita molto prima di salire in macchina. Turi, che ha debuttato alla regia con Hostile [+leggi anche:
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, è chiaramente interessato alla lotta solitaria (almeno per la maggior parte) per la sopravvivenza, e all'idea che il dolore scompare solo di fronte a un dolore più insopportabile. Per non parlare del fatto che non c’è cosa più terrificante come scoprire che qualcuno ti ha rinchiuso in un labirinto buio e senza uscita, cosparso di brutti meccanismi che aspettano solo di fare cose impensabili a quell'arto che ti trascini dietro. Non c'è modo di aggirare il solito inconveniente di un finale sentimentale, o la tendenza di Lisa ad annunciare le sue azioni ad alta voce, ma a volte è dannatamente eccitante. Gente, evitate solo di salire in macchina con degli estranei. Per favore.

Meander è prodotto dalla francese Fulltime Studio, Cinéfrance Studios e One Bird Films. Il film è distribuito da Altitude Films (Regno Unito) e Alba Films (Francia). Le sue vendite internazionali sono curate da WTFilms.

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(Tradotto dall'inglese)

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