Recensione: This Rain Will Never Stop
- Guerra e pace si alternano in un ciclo doloroso e inarrestabile nel nuovo documentario di Alina Gorlova
L’International Documentary Film Festival Amsterdam (IDFA) di quest’anno ha ospitato la prima mondiale di This Rain Will Never Stop [+leggi anche:
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intervista: Alina Gorlova
scheda film] di Alina Gorlova, nell’ambito della sezione First Appearance. Gorlova, regista e montatrice ucraina, realizzò il suo primo lungometraggio documentario, Kholodny Yar. Intro, nel 2016 e successivamente ha lavorato su No Obvious Signs [+leggi anche:
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scheda film], vincitore del Premio MDR per il miglior film dell'Europa orientale al DOK Leipzig nel 2018.
This Rain Will Never Stop segue un ventenne di nome Andriy, nato ad Al-Hasakah, in Siria, da padre curdo e madre ucraina. Quando Andriy era al nono anno di scuola, è stato costretto a fuggire dalla guerra civile del suo paese e a trasferirsi con la sua famiglia a Lysychansk, una città situata nella regione di Luhansk in Ucraina. Ma la guerra ha finito per seguirli, poiché il conflitto nel Donbass è scoppiato nel 2014, scuotendo ancora una volta le loro vite nel profondo. Nelle prime scene del film, vediamo Andriy che si unisce alla Croce Rossa come volontario e si impegna molto per aiutare la comunità, a scapito della sua vita privata e delle sue ambizioni.
Il film è stato girato con una sorprendente fotografia in bianco e nero, ad opera del brillante Viacheslav Tsvietkov, il DoP di The Earth Is Blue as an Orange [+leggi anche:
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intervista: Iryna Tsilyk
scheda film] di Irina Tsilyk e Parthenon [+leggi anche:
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intervista: Mantas Kvedaravičius
scheda film] di Mantas Kvedaravičius. In generale, questa si rivela una scelta appropriata, poiché l'intera narrazione ruota attorno al dolore, ai traumi del passato e alla costante sensazione di spaesamento e solitudine.
Andriy, la cui famiglia è disseminata in Europa e in Asia, è visibilmente sopraffatto e lacerato dal conflitto tra il suo desiderio di vivere una vita indipendente, e relativamente tranquilla, e il suo desiderio di adempiere ai propri doveri umanitari. Un evento tragico renderà la sua ricerca della felicità ancora più effimera: la morte improvvisa di suo padre. Andriy decide di accompagnarlo nel suo ultimo viaggio di ritorno in Siria e in seguito si ritroverà a un bivio. Lo storytelling di Gorlova è eminentemente osservativo e le inquadrature dei luoghi, soprattutto quelli più desolati, sono spesso giustapposte tra loro per rafforzare il tumulto emotivo e la sensazione di impotenza vissuta da Andriy.
Il documentario alla fine porta a termine la sua missione: attraverso il viaggio di Andriy, gli spettatori acquisiscono consapevolezza del ciclo inarrestabile e doloroso di guerra e pace, dove i momenti di gioia sono preziosi ma di breve durata. C'è pochissimo spazio per la speranza, e il film ci lascia alla fine con una generale sensazione di disagio, che agisce su due livelli principali: da un lato è in grado di sensibilizzare gli spettatori alla crudele realtà dei conflitti che devastano l’Ucraina, la Siria e la minoranza curda; dall'altro, porta drammaticamente all'attenzione del grande pubblico, “che vive al sicuro nelle loro calde case”, la disperazione di rifugiati e immigrati in fuga da guerre e stenti.
Questo non è certamente il primo documentario prodotto negli ultimi anni che esplora questi temi delicati, ma Gorlova offre una nuova interpretazione dando risalto al ciclo di guerra e pace – dove la fotografia in bianco e nero incarna una sorta di di stilizzazione yin-e-yang – e scegliendo Andriy come protagonista di un'intensa (e in parte alienante) parabola.
This Rain Will Never Stop è prodotto dall’ucraina Tabor Production, la lettone Avantis Promo e la tedesca Bulldog Agenda.
(Tradotto dall'inglese)
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