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FILM / RECENSIONI Francia

Recensione: La Nuée

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- Etichettato dalla Semaine de la Critique 2020, il primo lungometraggio di Just Philippot sta facendo scalpore prima della sua uscita nelle sale in Francia, Spagna e Cina, e in altri paesi su Netflix

Recensione: La Nuée
Suliane Brahim in La Nuée

Il regista francese Just Philippot fa un ingresso spettacolare nel grande mondo del lungometraggio e più in generale del cinema internazionale con La Nuée [+leggi anche:
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, targato Semaine de la Critique di Cannes 2020, vincitore di due premi a Sitges (premio speciale della giuria e premio per l'interpretazione femminile) e attuale grandissima attrazione della competizione del 26° Festival del cinema fantastico di Gérardmer (online dal 27 al 31 gennaio) dove domina di gran lunga la classifica delle visualizzazioni. Un apprezzamento ben meritato e condiviso da Netflix, che ha già acquisito il film per tutto il mondo ad eccezione di Francia, Spagna e Cina, dove l’uscita al cinema è ai blocchi di partenza in attesa della riapertura delle sale.

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Le ragioni di questo entusiasmo generale? Un'opera che mescola magistralmente cinema d'autore e film di genere (di fantascienza o fantastico, come preferite) in una vena oscillante tra Take Shelter di Jeff Nichols e La mosca di David Cronenberg, un’immersione sia sociologica in un universo rurale in piena mutazione bio (ma ancora tenuto sotto pressione dalla dittatura del rendimento) sia psicologica con il ritratto di una madre che si sacrifica per cercare di salvare i suoi figli, e con uno sfoggio di effetti speciali ben riuscito che si innesta su una messa in scena naturalistica.

"Lo dicono tutti: tua madre è impazzita". Per l'adolescente Laura (Marie Narbonne) e il suo fratellino Gaston (Raphaël Romand), la vita non è stata facile da quando il padre è morto. La loro madre Virginie (l'eccezionale Suliane Brahim della Comédie Française, che già bucava lo schermo nella serie Black Spot) combatte ferocemente sull'orlo della bancarotta a capo della loro piccola fattoria dove alleva cavallette, producendo farine ad alto contenuto proteico. Ma la redditività è troppo bassa e bisogna lottare anche contro un ambiente professionale molto macho (ad eccezione del vicino viticoltore Karim – interpretato da Sofiane Khammes – che ha dei sentimenti per Virginie). Una impasse totale che trova un esito inaspettato quando la nostra eroina scopre per caso che le cavallette si moltiplicano a velocità accelerata quando consumano sangue. Un ingrediente segreto che apre all’attività le porte di una crescita feconda e vertiginosa. Ma è anche un ingranaggio che crea dipendenza molto pericoloso...

Cupola geodetica, serre, fattoria isolata: l'ambientazione principale in cui si svolge la palpitante trama di La Nuée (la sceneggiatura è scritta da Jérôme Genevray e Franck Victor) offre al regista un terreno di immersione ideale in uno stile quasi da documentario rurale con una macchina da presa fluida e veloce molto vicina ai personaggi, e ancor più alle cavallette riprese nei minimi dettagli, e il cui aspetto visivo e dimensione sonora generano un crescente e inquietante disagio. Un lavoro suggestivo che via via guadagna forza, così come gli elementi fantastici si innestano nel realismo fino a dominarlo completamente grazie agli effetti speciali digitali di grande effetto di Antoine Moulineau.

Sorprendente, accattivante, fremente: la sorprendente maestria di La Nuée affonda le sue radici in una cinefilia di genere molto ben assimilata (Carpenter, Hitchcock, Spielberg, ecc.) passata attraverso il filtro di un giovane cinema francese in piena trasformazione (da Grave [+leggi anche:
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). Quindi ora aspettiamo con la massima impazienza Acide, il prossimo film di Just Philippot.

Prodotto da Capricci Production e The Jokers Films, La Nuée è coprodotto da Arte France Cinéma. La distribuzione in Francia è affidata a Les Bookmakers e le vendite internazionali (già completate per tutto il mondo tramite Netflix) sono guidate da Wild Bunch.

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(Tradotto dal francese)

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