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SUNDANCE 2021 Concorso World Cinema Documentary

Recensione: Misha and the Wolves

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- Nel suo film selezionato nel concorso World Cinema Documentary, Sam Hobkinson mostra che quando qualcosa sembra troppo bello per essere vero, di solito lo è

Recensione: Misha and the Wolves

“Nell'ultimo anno ho vissuto in ansia e con un enorme senso di colpa. Non perché mi sentissi come se stessi facendo qualcosa di sbagliato, ma perché avevo costantemente paura di essere scoperta", dice Lee Israel, interpretata da Melissa McCarthy, in Can You Forgive Me?, un altro racconto di falsificazione letteraria. Se si tratti di un sentimento ripreso da Misha Defonseca, che negli anni '90 ingannò il mondo con la sua autobiografia sull'Olocausto che poi si rivelò essere un falso, non trova risposta in Misha and the Wolves [+leggi anche:
trailer
intervista: Sam Hobkinson
scheda film
]
di Sam Hobkinson, proiettato al Sundance nel concorso World Cinema Documentary. Ma sembra davvero divertirsi a raccontare lo scandalo che fece arrabbiare tante persone.

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Le persone erano arrabbiate soprattutto perché, beh, erano state ingannate e anche gli altri se ne resero conto – la maggior parte degli intervistati sembra ancora sinceramente in imbarazzo per la propria ingenuità. Defonseca, un'immigrata belga arrivata fino al Massachusetts, affermò di essere stata separata dai suoi genitori ebrei durante la guerra per poi cercare di ritrovarli da sola, nascondendosi dai nazisti nel deserto, con un branco di lupi come unica compagnia. Fin qui sembra quasi Il libro della giungla, eppure questa storia ha subito colpito un nervo scoperto. Ascoltare questa cacofonia di voci chiedersi ad alta voce come avessero fatto a crederle può diventare stancante. Sarebbe più appropriato chiedersi “Perché non avrebbero dovuto?”. Credere in affermazioni assurde capita a tutti ogni giorno, dopotutto.

Dopo essersi impegnata a fondo, Defonseca era pronta a dare spettacolo, ma l'unico ostacolo che incontrò fu apparire da Oprah Winfrey. A quanto pare, puoi falsificare la tua eredità e riscrivere la storia di tutta la tua famiglia, ma non puoi mentire a Oprah. Il suo caso la dice lunga sulla necessità di rendere più intriganti le storie, anche quelle sull'Olocausto, altrimenti nessuno vuole leggerle. Ma se ci infiliamo i lupi dentro, allora siamo a cavallo. Eppure, il film di Hobkinson, che in realtà non è poi così profondo, sembra più interessato a spiegare il motivo per cui le persone credettero a quella storia, piuttosto che alla storia di quella donna, che comunque viene analizzata grazie alla presenza si un personaggio simile a Miss Marple.

Sembra quasi una sorta di partita pomeridiana a Cluedo, in cui i personaggi vengono elencati in base al loro ruolo: c'è l'insegnante, il genealogista, ma purtroppo nessun maggiordomo. È un modo divertente per dimenticare alcune sciocche rievocazioni di quel periodo ed è un prodotto che si lascia guardare con piacere, nonostante sia incentrato sull’Olocausto, ma il film sembra essere più adatto al piccolo schermo. Nonostante la sua presenza al Sundance, Misha and the Wolves non finisce col botto, ma in sordina. Il personaggio della Defonseca passa in secondo piano, stereotipata e dipinta sia come vittima che come carnefice. O forse è ancora persa in quei boschi, con i lupi al suo fianco.

Misha and the Wolves è stato prodotto dalla britannica Arts Alliance, Met Film Production e Bright Yellow Films, e dai belgi Las Belgas e Take Five. Le sue vendite mondiali sono guidate da MetFilm Sales.

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(Tradotto dall'inglese da Enrico Rossetti)

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