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DOCPOINT 2021

Recensione: Donner - Private

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- Il film di John Webster, che ha vinto il concorso finlandese al DocPoint di Helsinki, cerca di guardare oltre il "bastardo arrogante ed egocentrico". Parole loro, non nostre

Recensione: Donner - Private

Il concetto di "intervista definitiva" può suonare piuttosto familiare, ma è sempre una cosa un po' complicata, poiché si basa su una sorta di presupposto che una vita possa rientrare in una singola conversazione. Se viene effettuata con un sognatore sconosciuto, il più delle volte si cerca una risoluzione chiara, una limpidezza di fondo, un riassunto di un'esistenza che preferibilmente duri meno di due ore. Nel film vincitore al DocPoint, Donner – Private, John Webster è consapevole dei limiti. Avanza rapidamente tra le foto d'infanzia del protagonista, le apparizioni in pubblico e le fotografie di Jörn Donner un po’ come succede in Up, il film Pixar, con tutta la vita che passa davanti agli occhi ancor prima che la storia abbia inizio. Fatto ciò, è tempo di sedersi e rilassarsi, tirando fuori un lato più gentile del regista, scrittore, politico (e via dicendo) finlandese, che ha talmente mantenuto l'immagine di "bastardo arrogante ed egocentrico" che questa è finita per diventare la sua realtà.

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Ma, dopotutto, le persone maturano nel tempo e Donner era consapevole che non gli rimaneva molto durante le riprese; è deceduto nel gennaio 2020. Egli riflette, guidato da domande presumibilmente ispirate dal suo stesso discorso con Bergman, ammettendo di aver incontrato Visconti "semplicemente, senza addetti stampa" o confessando i suoi peccati, sia che si tratti dei suoi fallimenti come padre o del fatto che anche quando faceva film, "non era mai al 100%". A parte un raro momento di gloria televisiva – quando ritirò l'Oscar per Fanny e Alexander, come suo produttore – diventa subito chiaro che questo film è rivolto a persone che già conoscono il suo lavoro o i suoi commenti acidi, cosa che potrebbe limitare il suo appeal al di fuori della regione nordica. Questa non è un'introduzione a Donner, ma una sorta di reintroduzione in stile Gwen Stefani, come se qualcuno così deciso a non lasciar emergere la propria vera personalità volesse improvvisamente tirar fuori tutto.

Quantomeno una versione di essa, poiché questa intervista potrebbe benissimo essere l'ultimo scherzo di Donner, interpretato davanti a una troupe ignara che fa troppo affidamento sul materiale "spontaneo" del backstage – sebbene il suo odio per il ciak sia molto divertente. Peccato che il film non offra di più, cinematograficamente parlando, perché vedere le foto, per quanto rare, di solito è un'esperienza difficile, anche aggiungendo una colonna sonora e le descrizioni più stimolanti come: "Donna e capra che vivono insieme". Sembrano felici comunque.

Benché appassionato del vecchio burlone, Webster aggiunge altre voci, che è una mossa saggia. Harriet Andersson, nota per Monica e il desiderio, parla con un certo calore facendo eco all'appello di un sito web a "non vergognarsi mai di avere una cotta per Jörn Donner". Cosa che invece fa suo figlio, che non si è mai sentito veramente accolto, troppo abituato alla lingua preferita di suo padre, che chiama "la lingua del rifiuto". Anche così, colpisce il fatto che nessuno degli errori del passato sembri ferire tanto quanto rendersi conto a poco a poco che, da ribelle senza motivo, si finisce per diventare un membro della vecchia guardia e del patriarcato. "A volte mi chiedo se sono qualcosa", dice Donner. Ma anche se davvero, per tutta la vita, fosse stato solo un "95%", tale confessione suona un po' troppo come falsa modestia per essere convincente. Un modo per flirtare è vantarsi di non farlo mai.

Donner – Private è prodotto dalla finlandese Bufo.

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(Tradotto dall'inglese)

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