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BERLINALE 2021 Panorama

Recensione: Copilot

di 

- BERLINALE 2021: Il terzo film di Anne Zohra Berrached è un dramma avvincente interpretato da Roger Azar e Canan Kir

Recensione: Copilot
Roger Azar e Canan Kir in Copilot

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di Anne Zohra Berrached è uno dei titoli che hanno preso parte della sezione Panorama del Berlinale di quest’anno. Questo è il terzo lungometraggio per la regista, dopo il suo debutto con Two Mothers [+leggi anche:
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, mostrato nel 2013 nella sezione Perspektive Deutsches Kino, e 24 Weeks [+leggi anche:
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, il quale ha avuto la prima nella competizione principale al Berlinale e vinse il Deutscher Filmpreis in silver.

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Il film, sceneggiato dalla regista di Erfurt, insieme a Stefanie Misrahi, inizia a metà anni novanta e segue ciò che inizialmente sembra essere una classica storia d’amore tra i due protagonisti, Asli (interpretata dall’incredibile Canan Kir) e Saeed (convincentemente interpretato da Roger Azar). I due si conoscono mentre fanno girare delle bottiglie in una festa nella loro residenza studentesca. Più nello specifico, la ragazza sempre essere profondamente affascinata dal carisma e la fiducia in se stesso di Saeed. Dopo un po’ di tempo, i due finiscono per sposarsi in segreto, visto che la madre di Asli è rigorosamente a sfavore della loro relazione. Si promettono amore eterno, e Saeed rivela ad Asli il suo sogno della vita – in una scena abbastanza banale ma alla fine piacevole – di diventare un aviatore. Un giorno, tuttavia, il ragazzo sparisce misteriosamente e Alsi viene lasciata da sola senza spiegazioni. Questo evento traumatico funge da catalizzatore per ciò che diventerà completamente un altro tipo di film, crescendo d’intensità emotiva e profondità con ogni scena.

Le turbolenti vicissitudini della coppia, raccontate durante il corso di qualche anno, aprono diverse tematiche. Mentre quella più evidente è quella della loro storia d’amore, tenera ma problematica, Copilot si dimostra anche una storia riguardante scontri socioculturali irrisolvibili, problemi di fiducia, famiglie matriarcali, fede Musulmana e il passaggio alla vita adulta. La svolta principale del film – qua non svelata in modo da non rivelarla – scuote l’ordine delle cose precedentemente stabilito dalla narrazione. Mentre il colpo di scena menzionato può non essere sorprendente per alcuni, il film potrà comunque mantenere la loro attenzione perché potrebbe essere più interessante osservare l’impatto dell’evento piuttosto che l’evento stesso.

Fortunatamente, la complessità della narrativa è ben renderizzata da interpretazioni eccellenti e dialoghi solidi. Il profondo lavoro di ricerca della regista sui personaggi è evidente attraverso i tanti piccoli dettagli, come le conversazioni casuali che presentano i vari punti di vista e visioni della vita differenti della coppia, o la percezione di se stessa sviluppata da Alsi, sporadicamente convogliata dalla presenza di uno o più doppelgänger. 

In oltre, la narrazione beneficia significativamente di una colonna sonora avvincente, composta da Evgueni e Sacha Galperine, e la fotografia accurata di Christopher Aoun (The Man Who Sold His Skin [+leggi anche:
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, Capernaum [+leggi anche:
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). La cinepresa spesso segue i due protagonisti da una distanza ravvicinata e offre numerosi momenti intimi e sorprendenti, il matrimonio segreto nella moschea e la loro prima notte insieme sono solo due di questi. Con questo lungometraggio, Berrached racconta una storia incantevole dimostrando una superba conoscenza del mondo della recitazione.

Copilot è stato prodotto dalle compagnie tedesche Razor Film Produktion and  Zero One Film, e quella francese Haut et Court. Le sue vendite internazionali sono state affidate a The Match Factory, con base a Köln.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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