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BERLINALE 2021 Berlinale Special

Recensione: Courage

di 

- BERLINALE 2021: Il potente documentario di Aliaksei Paluyan, girato a Minsk durante le proteste antigovernative, cattura l'orrore di vivere una vita sotto la tirannia

Recensione: Courage

Aliaksei Paluyan, il cui documentario Courage [+leggi anche:
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è stato presentato in anteprima mondiale alla Berlinale di quest'anno nella sezione Berlinale Special, fonde il lavoro di un regista con quello di un corrispondente di guerra. Lui e la sua direttrice della fotografia, Tanya Haurylchyk (l'altro DoP è Jesse Mazuch), si sono ritrovati nel bel mezzo delle massicce proteste che hanno inondato le strade bielorusse nell'estate del 2020, subito dopo le elezioni presidenziali truccate che hanno prolungato ulteriormente il governo di Alexander Lukashenko, in sella già da 25 anni.

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"Non è più una dittatura; è tirannia", osserva uno dei protagonisti del film.  E giustamente, mentre apprendiamo guardando Courage che le persone sono ancora messe a tacere, perseguitate, rapite e uccise, qualcosa che sembrava essere un ricordo del passato, sepolto insieme alla Romania di Ceaușescu, all'Albania di Hoxha e alla Spagna di Franco. È difficile credere, anche vivendo nella vicina Polonia, dove il partito conservatore continua a soffocare le libertà civili, che tale tirannia possa esistere nel terzo decennio del XXI secolo in Europa.

L'aspetto "educativo" di Courage non va sottovalutato; ma il film di Paluyan è anche un ritratto sorprendente dello spirito umano, del coraggio e della tenacia. Quello che inizialmente doveva essere un documentario su una compagnia teatrale indipendente che discute di attualità e politica nelle sue rappresentazioni teatrali si è evoluto anche nel ritratto di una generazione, ora adulta, che ha trascorso la maggior parte della sua vita all'ombra del pugno di ferro di Lukashenko, con l'arte come unico modo di combattere contro l'ingiustizia.

Maryna Yakubovich, Pavel Haradnizky e Denis Tarasenka non sono d'accordo con l'idea che nulla cambierà mai nel loro paese e che il presidente è invincibile. Quando il giorno delle elezioni si avvicina, loro, insieme ai loro colleghi e amici, si preparano a monitorare il processo così come i risultati; una volta che è chiaro che le elezioni sono state effettivamente truccate, le proteste scoppiano e la gente si riversa nelle strade. Paluyan è ovunque dove si trova la rivoluzione: vicino al parlamento o al monumento chiamato Obelisco, dove la polizia speciale OMON respinge le persone in strada o cerca di arrestarle e infilarle in autobus speciali. Il filmato è stupefacente e scioccante, anche perché Haurylchyk ha un talento per le metafore visive, che rendono la tensione ancora più palpabile.

Lukashenko sembra essere un mostro di proporzioni mitiche, che non può essere sconfitto, ma la gente continua a lottare, mostrando tutte le varie sfumature di coraggio. Ciò che è anche interessante in ciò che il film di Paluyan trasmette è il ruolo ambiguo della cinepresa, utilizzata dalle due parti del conflitto. La polizia governativa la usa per spaventare i cittadini in strada, poiché registrare i loro volti può essere molto pericoloso per loro. Da un'altra parte, i manifestanti accendono i loro smartphone sia per documentare il momento storico che per trarre un senso di sicurezza dal registrare le forze di OMON – come se volessero porre fine ai loro atti di violenza, minacciandoli di portare tutto alla luce. Purtroppo la piaga della tirannia non si lascia intimidire facilmente dal rischio di essere smascherati. Tuttavia, è onesta convinzione del regista che un'immagine registrata sia abbastanza potente da distruggere alla fine il potere di Lukashenko, proprio come uno specchio ha portato all'annientamento di Medusa.

Courage è prodotto dalla società tedesca Living Pictures Production ed è rappresentato nel mondo dall’agente di vendita Rise and Shine.

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(Tradotto dall'inglese)

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