Recensione: Adventures of a Mathematician
- Il tedesco Thor Klein affronta la biografia del matematico polacco Stanislaw Ulam che partecipò al Progetto Manhattan per costruire la bomba atomica
Forse la frase più tragica, e ironica al tempo stesso, sull’invenzione della bomba atomica l’ha pronunciata Albert Einstein - “nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi” - proprio lui che aveva chiesto nel 1939 al presidente Usa Franklin D. Roosevelt di affrettarsi a costruirne una contro Hitler (“quella lettera fu il mio più grande errore”, ammise dopo). Resta il fatto che la bomba atomica è stato per tanto tempo un brutto affare (lo è tuttora) e nella cultura di massa il Progetto Manhattan ha ispirato film, serie tv e personaggi dei fumetti, vedi il dottor Manhattan in Watchmen.
Tra i tanti che parteciparono al Progetto c’era pure il matematico ebreo di origine polacca Stanislaw Ulam, che raccontò la sua storia in un libro pubblicato nel 1983, un anno prima della sua morte. Da questa autobiografia trae ispirazione il film coprodotto da Germania, Polonia e Regno Unito del regista tedesco Thor Klein (al secondo lungometraggio), con lo stesso titolo del libro, Adventures of a Mathematician [+leggi anche:
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scheda film], in concorso al Bergamo Film Meeting 2021. Nato nel 1909 a Lwow, Ulam (Philippe Tlokinski) viene invitato nel 1935 dal grande matematico ungherese John von Neumann (Fabian Kociecki), Johnny come lo chiamava Ulam, all'Institute for Advanced Study di Princeton. Nel film splendidamente fotografato da Tudor Vladimir Panduru, (ottimo anche il lavoro dello scenografo Florian Kaposi e della costumista Justyna Stolarz) vediamo i due scambiarsi battute argute - come fanno tutti i matematici - e barzellette ebraiche ed è a Cambridge che Ulam conosce la francese Françoise Aron (Esther Garrel), che sposerà.
Pochi giorni prima dello scoppio della Guerra, Ulam si stabilisce definitivamente negli USA e insegna ad Harvard, raggiunto dal fratello minore Adam (Mateusz Wieclawek). I due sono preoccupati per le sorti della sorella Stefania e dei genitori nella Polonia occupata. Ulam ama i giochi con le carte e si diverte a mostrare ai suoi studenti alcuni trucchi basati sul calcolo delle probabilità) ma la sua vita subisce una svolta quando von Neumann gli propone di volare a Los Alamos per lavorare alla bomba atomica. Il nome di Ulam non è noto come quelli del coordinatore del progetto Manhattan Robert Oppenheimer (interpretato da Ryan Gage nel film) o Edward Teller (Joel Basman) o Enrico Fermi, ma la cosa interessante è che una delle idee più importanti di Ulam a Los Alamos era il metodo Monte Carlo, un modo per simulare processi fisici come le reazioni a catena utilizzando un computer per generare numeri casuali. La mente di Ulam compiva dei balzi che trovavano strade completamente nuove nel campo della matematica.
Ma il problema delle scelte etiche? Quelle che spinse Oppenheimer, il padre stesso della bomba, a lottare contro la costruzione di questa mostruosa arma di distruzione di massa dopo la Guerra? Come fece notare Martin Gardner nella sua recensione del libro sul New York Times, “Ulam […] non considera i profondi dilemmi morali su come i risultati esplosivi della scienza dovrebbero essere controllati dalla società. Della grande controversia che infuriava sul fatto che la bomba H dovesse essere costruita, Ulam ha poco da dire”. Il biopic ci racconta della forte motivazione che spinse gli scienziati di origine europea a lavorare su una bomba che poteva fermare il nazismo. Quando la Germania si arrende, questo motivo per molti viene meno e i conflitti si accendono. Scioccato come altri dal lancio delle atomiche sul Giappone, Ulam rimarrà comunque a lavorare a Los Alamos, mentre altri abbandoneranno.
Il film è prodotto da Dragonfly Films, Mirror Productions, Shipsboy, Zischlermann Filmproduktion con Lipsync Productions e Sampsonic Media, in coproduzione con Erfttal Film e True Illusions Films, in associazione con Telewizja Polska, NFP Marketing & Distribution, ZDF/Arte. Indie Sales si occupa dei diritti internazionali.