Recensione: Teddy
- Anthony Bajon eccelle nell'eccentrico e riuscito secondo lungometraggio di Ludovic e Zoran Boukherma, un film di lupi mannari rurale etichettato da Cannes e premiato a Sitges
Appartengono a quella generazione di giovani registi francesi audaci che osano scavalcare i confini dei generi, mescolano esplorazione sociale e cinema fantastico, immergono i loro intrecci in territori spesso trascurati sul grande schermo, quelli delle aree periurbane o rurali. Dopo l’apprezzato Willy 1er [+leggi anche:
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scheda film] (scoperto nella selezione cannense dell’ACID 2019) che avevano co-diretto con Marielle Gautier e Hugo P. Thomas, i fratelli Ludovic e Zoran Boukherma ora volano con le proprie ali, e il meno che si possa dire è che non mancano di coraggio e che il gioco vale la candela, come dimostra il sorprendente lupo mannaro del loro secondo lungometraggio, Teddy [+leggi anche:
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scheda film], etichettato l'anno scorso dalla Selezione ufficiale del Festival di Cannes. Il film ha ottenuto il premio della critica a Sitges e al Cinemed di Montpellier, il premio della giuria a Gérardmer e il Gran premio del concorso francese al Festival del cinema indipendente di Bordeaux, e ora arriva finalmente nelle sale francesi il 30 giugno, distribuito da The Jokers.
"Mi sono svegliato così. Non so cosa sia successo, ma non mi sento molto bene". Teddy (il bravissimo Anthony Bajon) è un giovane un po' irrequieto e provocatorio nel contesto iper tranquillo del piccolo paese di periferia in cui vive, immerso nella campagna. Con i suoi capelli rasati e le magliette nere decorate con draghi, si scontra con l'ambiente, beve birra e commette qualche oltraggio da ribelle qua e là, mentre conduce una vita "normale", lavora in un centro massaggi (guidato da Noémie Lvovsky) e va a letto con la sua ragazza. Ma tutto cambierà durante un'incursione notturna nella foresta da cui emerge con la schiena insanguinata ("Non ho visto niente, era buio"). Allo stesso tempo, i gendarmi scoprono carcasse di pecore nella regione. E il corpo di Teddy inizia a subire delle metamorfosi molto strane. Sta per diventare un licantropo e la voglia di cacciare lo sta travolgendo. Il tranquillo villaggio non sa ancora cosa aspettarsi...
Sotto la sua superficie "cartoonistica" e giocosa a base di suspense, colpi di scena e azioni sanguinolente legate alla graduale presa di coscienza da parte del protagonista della sua identità di "mostro", Teddy nasconde ovviamente un film sul tema della differenza. Un tema perfettamente declinato attraverso i fortissimi contrasti visivi e narrativi messi in scena dai fratelli Boukherma che disegnano un quadro molto realistico di questa Francia profonda caratterizzata dalla povertà sociale e intellettuale dove l'assenza di prospettive finisce per far esplodere i giovani. Un doppio livello di lettura per un film che può essere visto anche semplicemente come un film di genere allegro, divertente e sardonico. E un lungometraggio che ti fa già aspettare con impazienza il prossimo lungometraggio dei Boukherma, L’année du requin, in lavorazione questa estate.
Prodotto da Baxter Films e Les Films Velvet, Teddy è venduto nel mondo da WTFilms.
(Tradotto dal francese)
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