email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: Boys

di 

- Il nuovo film di Davide Ferrario è una commedia musicale nostalgica per un pubblico over 50 che non riesce a trovare appigli nel presente

Recensione: Boys
Giovanni Storti, Giorgio Tirabassi, Marco Paolini e Neri Marcorè in Boys

Hey hey, my my / Rock and roll will never die. Quello che cantava Neil Young è sacrosanto, ed è anche vero che il rock è “un linguaggio capace di attraversare le generazioni”, come afferma Davide Ferrario, regista di Boys [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
. Quello che però non attraversa le generazioni, e il pubblico, è la nostalgia tout court, il tuffo nel passato senza paracadute, il vintage autoreferenziale che non riesce ad trovare appigli nel presente.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Davide Ferrario (65 anni) torna al cinema di finzione dopo alcuni anni (La luna su Torino [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
è del 2013) durante i quali ha firmato quattro documentari e sempre interessanti interventi sui giornali. Scrive una sceneggiatura assieme a Cristiana Mainardi (anche produttrice del film con Lumière & Co.) piena d’affetto e ottimismo, dal sapore rock agrodolce, e sulla carta sembra quasi una versione italiana terzo millennio di Still Crazy, l’inarrivabile film del 1998 di Brian Gibson.

Protagonisti sono Carlo, Joe, Giacomo e Bobo, interpretati da quattro ottimi attori, alcuni dei quali cantano e suonano realmente nella vita ma frequentano più teatro e tv che il cinema. Sono quattro amici che hanno avuto un passato di successo con la loro band negli anni Settanta e ora si ritrovano di tanto in tanto per suonare ancora insieme. Il chitarrista (Giorgio Tirabassi), ha una fidanzata molto più giovane di lui (Linda Messerklinger) che vuole un figlio a qualsiasi costi); il batterista (Giovanni Storti), invece è già nonno e ora fa il notaio, il tastierista (Marco Paolini), è terrorizzato da un possibile tumore alla prostata; Giacomo (Neri Marcorè), il più giovane, ha un ristorante con la moglie (Saba Anglana) che sta per fallire, ed è nella band solo perché è il fratello del leader della band suicidatosi all’apice del successo. La grande occasione per il gruppo si ripresenta con la collaborazione con un giovale e famosissimo trapper (Luca De Stasio), viziato e cafone, che dovrebbe lanciare la cover di un loro vecchio brano, su idea della scaltra zia-manager (Giorgia Wurth). Per firmare l’accordo ci vuole però il consenso della ex vocalist del gruppo, Anita (Isabel Russinova) che ora vive in un uno sperduto paesino di montagna. Accompagnati da un giornalista di una rivista musuale (vedi Almost Famous di Cameron Crowe), i quattro affittano un Westfalia Volkswagen azzurro con tendine a fiori per raggiungere la donna e convincerla ad accettare l’orrendo compromesso con l’hip hop.

I personaggi però faticano ad entrare nel cuore, i dialoghi sono faticosi, le gag stanche (quelle sulla prostata inutilmente insistite), l’armamentario rock d’annata - giubbotti di pelle, Harley Davidson - troppo banale, il finale scontato. Le belle musiche composte dal maestro Mauro Pagani, che riecheggiano atmosfere anni 70, confermano che la commedia è destinata ad un pubblico over 50/60.

Boys è prodotto da Lumière & Co. con Rai Cinema, con il contributo di Piemonte Film TV Fund e il sostegno di Film Commission Torino Piemonte. Il film è nelle sale italiane dall’1 luglio con Adler Entertainment.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy