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BERLINALE 2024 Forum

Recensione: Reas

di 

- BERLINALE 2024: Il musical carcerario di Lola Arias amplifica le voci di una straordinaria pléiade di personaggi attraverso un cast di non professioniste che ricostruiscono i loro giorni di detenzione

Recensione: Reas
Yoseli Arias e Ignacio Amador Rodriguez in Reas

La regista argentina Lola Arias torna al Forum della Berlinale con il suo secondo lavoro, Reas [+leggi anche:
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intervista: Lola Arias
scheda film
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, un grintoso ibrido film-musical di documentario-fiction con donne e persone trans ex detenute che rievocano la loro prigionia.

Ecco Yoseli (Yoseli Arias), Nacho (Ignacio Amador Rodriguez), Estefi (Estefy Harcastle), Noe (Noelia LaDiosa), Paulita (Paulita Asturayme) e Carla (Carla Canteros). Ricordano il loro passato in prigione e i loro sogni per un futuro migliore attraverso il movimento e il canto. Questi sogni potrebbero sembrare ordinari per le persone "normali", ma sono metafore audaci di ciò che costituisce la libertà per loro.

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Un altro musical? Perché no? Non è più una reliquia. Il musical sta vivendo una nuova vita sia a Hollywood che in Europa. Questa rinascita è alimentata da un rinnovato apprezzamento per il potenziale di giocosità e sperimentazione che il musical incoraggia. Arias lo usa come strumento di guarigione. Ricostruendo la memoria e lasciando che siano le eroine a parlare, il film si spinge oltre i confini del musical contemporaneo, allontanandolo dal territorio del kitsch e portandolo su un terreno più terapeutico e introspettivo. Tuttavia, un po’ di kitsch è ancora moderatamente presente, anche se il film si avvicina a una meditazione politica e sociale sul crimine, la riparazione, il corpo e la comunità.

Un tempo prigione, ora palcoscenico. L'ambientazione del carcere è parte integrante del film. Poiché non è stato possibile girare nel carcere di Ezeiza, gli ex detenuti di Ezeiza ripropongono il loro passato dietro le sbarre nella prigione abbandonata di Caseros. Alla fine degli anni '70, sotto la dittatura di Jorge Rafael Videla, era un carcere per prigionieri politici e un bersaglio frequente per i gruppi per i diritti umani che denunciavano le condizioni di vita disumane di Caseros. La notorietà della struttura e l'inquietante visuale poetica aggiungono strati simbolici, invitando a riflettere sul trattamento e sull'oppressione sistemica delle persone "scomode".

I momenti in cui si mettono a cantare rivelano storie di delusione amorosa, di arresto o matrimonio. Anche il conteggio delle detenute diventa un pezzo musicale. Con ritmi latinoamericani in levare, cantano delle dinamiche di controllo tra loro e le guardie, creando così una meravigliosa sequenza musicale che evoca il cinismo di questa pratica dominante.

A parte una rissa tra Carla e Noe che degenera in una gara di ballo, non c'è mai violenza né tradimenti all’interno della banda. Reas non è interessata a metterle l'una contro l'altra, scegliendo invece di essere un film sulla solidarietà in cattività. Tuttavia, la scena senza musica con le guardie che picchiano Nacho ci riporta al realismo della prigione.

Sebbene l'attenzione sia dedicata in modo relativamente equo a ciascun membro del cast, Yoseli e Nacho spiccano come protagoniste. Nacho, trans e leader della rock-band del carcere, porta con sé un aspetto spigoloso e rock'n'roll. Ma c'è molto di più di quello che sembra: il personaggio di Nacho trasuda una tragedia intima unita a grandi ambizioni.

L'arrivo e la partenza di Yoseli definiscono il quadro del film, in quanto lei è l'infiltrata dello spettatore dietro le sbarre. Yoseli, amante delle soap opera, non perde mai la sua tenerezza e la sua speranza incorrotta, e il suo viaggio ci mostra che crescere in cattività non implica necessariamente un isolamento emotivo.

Il rispetto di Arias per il suo cast si concretizza nella sua umile regia. Lasciandoli semplicemente brillare, Reas evita accuratamente il più piccolo accenno di stigmatizzazione di questi personaggi altrimenti emarginati. Non c'è alcuna ricerca di sensazioni, né ambizioni premeditate di “wokismo”. Solo persone vere che si divertono un po' e forse, solo forse, riescono a chiudere i conti.

Reas è una coproduzione tra l’argentina Gema Films, la tedesca Sutor Kolonko e la svizzera Mira Film. Le vendite mondiali sono gestite dalla francese Luxbox.

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(Tradotto dall'inglese)

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