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MONS 2022

Recensione: Sans soleil

di 

- Banu Akseki offre un suggestivo ritratto di un'adolescenza alla ricerca di senso vissuta in un mondo pre-apocalittico dove aleggia la minaccia di un sole ribelle

Recensione: Sans soleil
Asia Argento e Joe Decroisson in Sans soleil

Con Sans soleil [+leggi anche:
intervista: Banu Akseki
scheda film
]
, presentato in anteprima mondiale a Sao Paulo e in anteprima belga al Festival internazionale del cinema di Mons, Banu Akseki offre un film d'atmosfera su più livelli, sia in termini di texture che di previsioni per un futuro così vicino che lo si può quasi toccare. Il film dipinge il ritratto sensibile di un adolescente alla ricerca di punti di riferimento in un mondo pre-apocalittico dove il sole è diventato il nostro nemico.

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Joey, un bambino di 5 anni (interpretato da Joe Decroisson) si sveglia e trova sua madre in uno stato di dolore. Soffre di intensi mal di testa, sembra molestata da rumori insopportabili. Oltre ad essere malata, soffre anche di dipendenza e sembra cercare una soluzione ai suoi problemi in una spiritualità simile a un miraggio. Fino al punto di non ritorno.

Non sapremo mai veramente di cosa soffre di preciso la madre di Joey. Comprendiamo che la sua malattia sarebbe dovuta a un fenomeno di eruzioni solari, generatore di campi elettromagnetici. Ma sentiamo la sua afflizione, assistiamo alla sua dipendenza. Più tardi, alcuni indizi ci permetteranno di comprendere meglio la natura di questa malattia invisibile, la cui veridicità è messa in discussione. Un malessere diffuso, sia fisico che psicologico, "come un veleno", spiega la madre (interpretata da Asia Argento).

Dieci anni dopo, troviamo Joey (interpretato da Louka Minnella), adottato da una famiglia tenera e amorevole, ma ancora perseguitato dal ricordo persistente di questa madre poco conosciuta. Un giorno vede una sagoma che le ricorda sua madre.

Le corre dietro, alla ricerca del suo passato, della sua storia e di una spiegazione. Una ricerca potenzialmente vana, una perdita impossibile da sopportare, che lo condurrà in un mondo sotterraneo dove alcuni cercano di colmare il vuoto esistenziale e spirituale unendosi nella dipendenza e in una forma di resistenza al mondo.

Proprio come le relazioni di Joey con gli altri sono intessute di non detti, anche il film è costruito su allusioni, testuali ma anche visive o sonore, soprattutto quando cerchiamo l'invisibile (le "fiamme morte ma ancora ardenti" che ipnotizzano la madre di Joey) e gli impercettibili rumori bianchi. Le cose, come il cielo, sono velate. Ognuno è libero di scegliere (o meno) cosa c'è sotto il velo.

Sans soleil è un'esperienza cinematografica. Film minimalista nei dialoghi e nella trama, è massimalista nel suo appproccio, lasciando spazio a stati d'animo, atmosfere, immagini di una natura onnipotente che sembra rivendicare i suoi diritti. C'è spazio anche per la figura paradossale del sole, fonte di vita, ma anche di distruzione. Questo paradosso insostenibile fa presagire l'instaurarsi del caos. Si ricorda all'umanità che, di fronte a questa natura onnipotente, il ricorso a una spiritualità mistica o religiosa può fungere da ultima difesa. Girata prima del Covid, è una distopia profetica in termini di sintomi ed effetti, scontri, cecità, divisioni sociali.

Sans soleil è prodotto da Frakas Productions (Belgio), e coprodotto da Volya Films (Paesi Bassi), The Jokers (Francia) e Savage Film (Belgio). Il film è venduto nel mondo da Playtime, e uscirà a fine aprile in Belgio, distribuito dalla stessa Frakas.

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(Tradotto dal francese)

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