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CANNES 2021 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: Re Granchio

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- CANNES 2021: L’atipico esordio al cinema di finzione di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis è un’ironica rivisitazione del genere western che intreccia leggende italiane e sudamericane

Recensione: Re Granchio
Gabriele Silli in Re Granchio

A cavallo tra 800 e 900, un sacerdote salesiano osserva attentamente un granchio in piena steppa della Terra del Fuoco. Il padre si aspetta che il crostaceo lo guidi verso un lago che nasconde un tesoro sottratto alla Corona Spagnola. Da questa scena paradossale, riavvolgendo il nastro del tempo, zoomando all’indietro geograficamente e facendo roteare il globo su un altro continente, ci ritroviamo un secolo dopo in un casino nella campagna della Tuscia laziale, in Italia, dove si ritrovano vecchi cacciatori a mangiare, bere vino e cantare stornelli su antiche leggende del luogo.

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, proiettato in prima mondiale alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2021 è il primo film di finzione di una coppia di documentaristi, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, che ha deciso di rivisitare il cinema di genere in chiave autoriale ma divertendosi un mondo a destrutturare il western come hanno fatto altri registi prima di loro, giocando con gli stereotipi e persino dissacrando il realismo magico della letteratura latinoamericana.

L’idea è nata appunto da una storia raccontata dai cacciatori della Tuscia ai due autori che ha trovato riscontro nelle avventure di emigrati italiani in Argentina a fine Ottocento e leggende indio. Gli attori del primo capitolo del film, quello italiano, intitolato “Il fattaccio di Sant’Orsio”, sono contadini, operai e cacciatori di un piccolo paesino chiamato Vejano. Il protagonista Luciano è Gabriele Silli, un artista di Roma che spazia tra scultura, performance e assemblaggio, mentre per il ruolo della protagonista femminile, Emma, è stata scelta Maria Alexandra Lungu (apparsa ne Le meraviglie [+leggi anche:
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). Luciano, figlio ribelle di un dottore di Vejano, è definito dai suoi concittadini “un poveraccio, un nobile, un santo, un ubriacone”. La sorte lo mette contro il principe del luogo (Enzo Cucchi) e tra una bevuta e l’altra brindando alla repubblica, Luciano si innamora di Emma, una ragazza fiera e volitiva che non teme gli aristocratici padroni di quelle terre. “Io so chi sono e quanto valgo”, afferma con orgoglio. Quanto la giovane viene stuprata e uccisa dagli sgherri del principe, Luciano attua una maldestra vendetta che causa altra morte e lo costringe a scappare in America.

La seconda parte è intitolata prosaicamente “In culo a mondo”, che è la definizione perfetta della Patagonia vista con gli occhi di un europeo. In Argentina Luciano raccoglie casualmente le ultime parole di un sacerdote prima di morire e ne assume l’identità e il segreto su un mitico tesoro nei pressi della Bahía Aguirre in Ushuaïa. Secondo le indicazioni del padre, sarà un granchio tenuto in una tinozza d’acqua a indicargli la strada. Luciano si fa accompagnare da un gruppetto di marinai senza scrupoli (Mariano Arce, Darío Levy, Jorge Prado, Daniel Tur) e il viaggio febbricitante a causa della promessa dell’oro si trasforma in un massacro. In un paesaggio magnifico e lunare ben decifrato dalla fotografia di Simone D’Arcangelo, i registi non risparmiano il loro registro ironico sull’intramontabile filone “caccia al tesoro in ambiente ostile”, con commenti filosofici sull’avidità dell’uomo e l’America “terra delle opportunità”. Da sottolineare il lavoro accurato sulle musiche, nate da una collaborazione con il compositore Vittorio Giampietro.

Re Granchio, sviluppato nell’ambito del Venice Production Bridge - Gap Financing Market 2019, è una coproduzione maggioritaria italiana di Ring Film con Rai Cinema, con la partecipazione argentina e francese di Volpe Films, Wanka Cine e Shellac Sud, quest’ultima anche venditore internazionale del film.

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