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CANNES 2021 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: Futura

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- CANNES 2021: Il documentario di Alice Rohrwacher, Pietro Marcello e Francesco Munzi sui giovani di oggi e la loro visione del futuro non scende in profondità, ma intercetta lo spirito del tempo

Recensione: Futura

Nessuna tesi di partenza, ma solo un microfono offerto alle nuove generazioni per esprimere le loro opinioni e la loro idea di futuro. Un futuro che, per coloro che sono nati dopo l’anno 2000, e cresciuti con l’idea che il mondo stia per finire, è quanto mai nebuloso. A dare voce a questi ragazzi, che non sono più bambini ma non sono ancora adulti – i cosiddetti “divenenti”, come vengono chiamati nel film – sono tre dei registi italiani più interessanti emersi negli ultimi anni, Alice Rohrwacher, Pietro Marcello e Francesco Munzi, con il loro documentario collettivo Futura [+leggi anche:
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scheda film
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, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 74° Festival di Cannes.

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I giovani intervistati – ripresi durante un lungo viaggio attraverso l’Italia che i tre cineasti hanno cominciato a febbraio 2020, hanno interrotto solo un mese dopo per lo scoppio della pandemia e poi hanno successivamente ripreso muniti di mascherina – esprimono i loro pensieri senza scendere mai nei dettagli delle proprie vite individuali. Sono ripresi in piccoli gruppi (sono amici, compagni di scuola o hanno interessi in comune), dal Nord al Sud, dalla grande città al paesino di provincia, e appartengono a diverse classi sociali. A loro, ragazzi e ragazze tra i 15 e i 20 anni, viene rivolta principalmente una domanda: come immaginate il vostro futuro? Raccontano quindi i propri sogni, le proprie aspettative e paure, e il quadro che ne emerge non è confortante. Perché un’idea di futuro, di fatto, questi ragazzi non ce l’hanno.

La locandina scelta per il film lo sintetizza molto bene: alcuni giovani che nuotano in un mare dove la linea di orizzonte è offuscata, non si vede. Ascoltando questi ragazzi, il sentimento che prevale è quello di un’angoscia sotterranea, un senso di pietrificazione, nessuno di loro sogna in grande. Ispirandosi alle grandi inchieste degli anni ’60 e ’70 realizzate per la tv da importanti registi come Mario Soldati e Luigi Comencini, di cui nel film vediamo qualche estratto, Rohrwacher, Marcello e Munzi hanno scelto la forma del reportage, mettendo da parte le proprie individualità artistiche e lasciando i ragazzi liberi di creare la propria narrazione. Un film “libero dalla meta”, come lo definiscono gli autori, che non vuole svelare verità, bensì raccogliere lo spirito di un'epoca.

Un’opera che “si muove sulla superficie dell’età giovane” e che si trasforma in corsa, quando irrompe il coronavirus, tramutandosi nel "diario di uno stato d'animo contagiato". L’atmosfera si fa più cupa, dai volti coperti per metà dalle mascherine spiccano gli occhi di questi giovani un po’ spenti, rassegnati. La visione di Futura fa male, così come, per altri versi, fanno male le immagini di repertorio del G8 di Genova e della mattanza alla scuola Diaz, risalenti esattamente a vent’anni fa, che i registi a un certo punto scelgono di inserire. Un momento che segna il passaggio “dal social forum al social network”, come sintetizza Rohrwacher a Cannes, un evento traumatico che ha segnato la generazione immediatamente precedente, associando tristemente il concetto di ribellione a quello di violenza.

Futura diventa quindi, inevitabilmente, uno specchio per gli adulti di oggi, davanti al quale interrogarsi sulle proprie responsabilità, come genitori e come insegnanti. Un film didattico, girato in pellicola per smarcarsi dal profluvio di immagini digitali dei nostri tempi; un archivio consegnato al futuro, che solleva più domande di quanto non dia risposte.

Prodotto da Avventurosa e Rai Cinema, Futura uscirà nelle sale italiane distribuito da Luce-Cinecittà e poi sarà trasmesso in tv dalla Rai. Le vendite internazionali sono affidate a The Match Factory.

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