Recensione: Casablanca Beats
di Kaleem Aftab
- CANNES 2021: Nabil Ayouch firma un racconto eccellente che è sia una lettera d'amore all'hip hop sia uno sguardo su come i giovani marocchini sfidano le opinioni più ortodosse
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scheda film] è il primo film marocchino ad essere selezionato nella competizione ufficiale del Festival di Cannes dopo Âmes et rythmes di Abdelaziz Ramdani nel 1962. La storia è ambientata a Sidi Moumen, un luogo reso famoso nel 2003 dopo che una serie di attentati suicidi in città provocarono 33 vittime. È qui che il regista Nabil Ayouch ha girato il suo rivoluzionario film del 2012, Horses of God [+leggi anche:
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intervista: Nabil Ayouch
scheda film]. La notizia che Ayouch è ora in lizza per la Palma d'Oro è stata accolta meglio nel suo paese d'origine rispetto a quando Cannes proiettò il suo film del 2015 Much Loved [+leggi anche:
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scheda film], che, con la sua storia di prostituzione e scene di nudo, fu vietato nel suo paese d'origine.
Casablanca Beats è forse ancora più critico nei confronti della società marocchina, ma usa il potere delle parole e della musica hip hop per trattare i problemi che devono affrontare i giovani di Casablanca. È un pezzo d'avanguardia attraverso la musica. Per certi versi si può definire l’Eight Mile marocchino, perché la musica diventa una via di fuga per i giovani del quartiere, ma questo paragone sminuirebbe la carica politica dell'ottimo Casablanca Beats.
Questo film di finzione si svolge in un vero centro culturale chiamato Les Etoiles de Sidi Moumen. È lì che, un giorno del 2014, un rapper di nome Anas Basbousi chiese di creare un programma chiamato Scuola Positiva di Hip Hop. In Casablanca Beats, l'arte rispecchia la vita, quando Anas (che interpreta se stesso) arriva a scuola e annuncia che ci saranno lezioni di hip hop. Nella prima lezione, spiega l'importanza dell'hip hop nel portare il cambiamento in America. Mentre racconta la storia del genere musicale, descrive come esso sia nato nel Bronx, a New York, per esprimere il malcontento politico e dare voce ai diseredati. Poco dopo, è entrato prepotentemente nello spirito del tempo americano e ha cambiato la scena musicale e l’aspetto politico del paese, portando all'elezione del presidente Barack Obama.
Il rapper incoraggia la classe a iniziare a scrivere delle proprie esperienze. Questo permette al film di dare un'occhiata alla vita dei ragazzi, e questi momenti all'inizio sembrano un po' stereotipati – i genitori che non vogliono che il loro figlio partecipi alle lezioni, il giovane che si schiera con l'Imam, credendo che niente di buono possa venire dalle esibizioni, e i ragazzi che si sentono ispirati – tuttavia, Ayoub tiene vivo il dramma e questi espedienti narrativi servono come meccanismi di supporto per lo scopo centrale del film, che è una discussione sull'Islam e sul crescere in una società che sta tra due mondi, il passato e il presente. Può la tradizione sopravvivere alla globalizzazione e a Internet? Che ruolo ha la cultura nel determinare il cambiamento? Il rapporto tra docente e studenti è ottimo, così come la musica, che Anas ha scritto. Spicca anche la fotografia di Amine Messadi e Virginie Surdej, che fa sembrare l'area di Casablanca come un sobborgo parigino, rafforzando così l'idea che il mondo stia diventando più piccolo nell'era digitale, e anche più omogeneo, nel bene e nel male. Il finale è superbo ed evita molti dei cliché che caratterizzano film di questo genere, suggerendo che il cambiamento è in atto.
Casablanca Beats è prodotto dalle francesi Les Films du Noveau Monde e Unité, e dalla marocchina Ali n’ Productions. Le vendite internazionali sono guidate da Wild Bunch International.
(Tradotto dall'inglese)